
Rubrica a cura del dottor Lelio Finocchiaro
di Lelio Finocchiaro
UOMINI A CAVALLO
L'immagine dell'uomo a cavallo è qualcosa che ha attraversato tutti i tempi e tutti i paesi. Addirittura tanto era connaturata con la vita di tutti i giorni da far si che uomo e cavallo fossero considerati a tutti gli effetti come un tutt'uno. Mai nessun animale si è integrato con le attività umane come il cavallo. Qualunque fosse lo scopo quotidiano dell'uomo, il cavallo non poteva non farne parte. Abbiamo descrizioni, racconti e disegni che testimoniano l'utilizzo e la versatilità di questo animale che interveniva, con la sua pazienza, la sua forza e la sua capacità di capire gli ordini (sembra infatti che il cavallo sia l'animale in grado di obbedire in assoluto al maggior numero di comandi), nelle attività quotidiane dell'uomo di qualunque livello culturale e sociale. Del resto anche la nostra gioventù è stata piena di film western e di cowboys dove il cavallo e l'uomo erano assolutamente inseparabili. Il cavallo è un animale forte, adatto a portare pesi e a tirare carri , costituendo a tutti gli effetti il primo mezzo di locomozione atto a trasportare merci e uomini, e a lavorare sui campi.
Questa capacità ne fece un vero e proprio strumento adatto a tutte le necessità, e come ogni strumento,ando' gradatamente provvisto di tutte quelle cose che potevano esaltarne l'uso. Dall'inizio , quando il cavallo fu addomesticato (pare intorno al 5500 a.C.), l'uso del cavallo si è via via adattato all'inevitabile progresso dell'uomo, in molti casi determinandolo fortemente. Spettacolare, giudicandolo col senno del poi, è stato il mutamento determinato dalle necessità della guerra.
Gli antichi romani avevano una cavalleria, ma sostanzialmente, non conoscendo sella e staffa, la montavano a pelle , cosa che indeboliva molto la posizione del cavaliere. Si trattava in pratica di una fanteria a cavallo. Al contrario la cavalleria ai tempi dell'invasione mongola, con uomini abili e saldi in sella, consentiva di adoperare arco e frecce con micidiale maestria.
La necessità di salvaguardare le unghie delle zampe dei cavalli portò inizialmente all'uso di quelli che si chiamarono “ipposandali”, specie di lamine di ferro che si incastravano, legandole , agli zoccoli, pur adoperandoli a seconda della natura del terreno (nei climi caldi e secchi, come nel Nord Africa, non si usavano e non si usa ancora oggi alcuna protezione). In un secondo tempo la ferratura, che era già in uso presso i Galli e i Celti, divenne necessaria e pare che il suo uso si sia generalizzato intorno al 300/400 dando luogo ad una vera e propria arte, detta ”malcascìa” (da cui maniscalco). Ovvio che fosse ormai un' abitudine al tempo delle Crociate, quando la corsa del cavallo con il suo cavaliere corazzato e con la lancia in resta aveva bisogno assoluto di stabilità e della migliore aderenza col terreno. Pensate un po' a come doveva essere possente il cavallo di allora, che doveva portare, oltre che un manto di protezione ai colpi di lancia e di freccia, il non indifferente peso di un cavaliere armato di tutto punto che lo lanciava a grande velocità fino al tremendo urto finale da cui spesso dipendeva la differenza tra la vita e la morte.
L'uomo conviveva con il suo cavallo, simbolo spesso del suo censo e della sua nobiltà, consapevole che da lui dipendeva tutta la sua autorità. Un cavaliere appiedato era facile preda dei nemici, e solo col cavallo poteva spostarsi velocemente e combattere “dall'alto”. In periodo di carestia spesso si era soliti cibarsi di qualunque animale si potesse disporre, ma mai del proprio cavallo.
La sella, invece, vide le proprie origine nella Scitia (gli Sciti erano un popolo nomade della steppa asiatica) nel 700 a.C.. Anche questa ebbe molti adattamenti a secondo dell'uso a cui era destinata. In particolare la sella con schienale alto, vincolata all'animale da saldi sottopancia, che permetteva al cavaliere di appoggiarvisi e di sopportare l'urto dell'attacco in combattimento che così risultava maggiormente devastante. Furono realizzate (ed esistono) selle di tutti i tipi, per lavoro, per gare di equitazione, ed anche per donne. Le selle furono man mano rifinite e impreziosite. Quelle dei nobili ancora oggi fanno bella mostra di sé in tanti musei. E poi venivano imbottite per rendere più confortevoli i lunghi viaggi di spostamento di uomini e di eserciti. Però l'invenzione più importante, anche se stranamente tardiva per l'uso militare fu senz'altro la staffa. Infatti pare che il suo uso si possa fare risalire, sempre in epoca remota , a diverse parti del mondo (era già presente in India nel II sec.a.C. ), mentre l'applicazione al ”cavallo da guerra” fu posteriore e con tutta probabilità si deve ad Attila nel V sec., che aveva notato come i suoi guerrieri cavalcassero comodamente e non soffrissero più del cosiddetto disturbo della “gamba pendente”, descritto persino da Galeno e da Ippocrate. Fu questo semplice accessorio che cambiò completamente l'arte dello stare a cavallo. Fu infatti possibile puntare i piedi, assumere una posizione quasi eretta e avere le mani libere per il combattimento. Con la staffa mutarono anche i finimenti e il morso. Fu anche più semplice montare e smontare da cavallo. Come avrebbe potuto farlo un cavaliere medioevale, appesantito da armi e armatura ? Ci sarebbe voluta una gru! E poi, non dimentichiamo che proprio per la presenza della staffa, durante gli estenuanti spostamenti, fu possibile addirittura dormire in sella (in questo caso ci si puntellava con una forcella posta sull'arcione). Certo oggi con l'avvento delle macchine non abbiamo più bisogno del cavallo da soma paziente e per la guerra abbiamo inventato marchingegni ben più dirompenti che da lui prescindono. Però senza il cavallo saremmo ancora indietro di secoli nella strada del nostro progresso, e poi, volete mettere quanto è affascinante anche solo immaginare un cavaliere medioevale che carica a cavallo o anche un superato cowboy con le sue pistole fumanti in mano?