L'isola delle suore domestiche

L'isola delle suore domestiche.

Mi sono imbattuto in un libro in tedesco di I.H. Keerl, pubblicato nel 1801, che ho tradotto, che riprende uno spaccato delle Eolie di fine settecento di J. Houel nei suoi lunghi viaggi del sapere. “Al nostro ritorno dalle pianure della Grecia, trovai un alloggio confortevole preparato per me nella casa del signor Rodriguez, il nostro viceconsole, che conteneva tutto ciò che poteva rendere piacevole il mio soggiorno; poiché su quest'isola si trova ben poca ospitalità come nelle altre città della Sicilia. Il barone d'Amico mi offrì la sua tavola per tutto il tempo in cui rimasi a Lipari, e non esitai ad accettare questa gentile offerta. Suo figlio, il dottor Riccardo, mio amico, mi presentò a tutti coloro che potevano essermi utili. 

Poiché la cortesia richiedeva che andassi subito a trovare il sindaco, il barone d'Amico, suo figlio, il dottor Riccardo, e il signor Rodriguez mi accompagnarono lì, dove fummo accolti molto bene...Decisi di visitare tutte queste isole: non solo per cercare curiosi reperti dell'antichità, ma anche per raccogliere osservazioni utili alla storia naturale locale. Per prima cosa fui condotto al castello di Lipari, che sorge su una roccia sul versante orientale dell'isola. Un sentiero in leggera pendenza ci portò lì dalla città; tuttavia, ci sono diversi modi per raggiungere questo edificio. Il castello stesso appartiene alla città e il governatore vive in cima alla roccia; anche la guarnigione si trova qui, nella cittadella, e la chiesa principale fu costruita lì, proprio nel luogo in cui gli antichi avevano eretto il tempio del loro dio... 

Da questo castello si può ammirare l'intera città, ed è accessibile solo da un lato, in modo da poter servire da rifugio per gli abitanti in caso di attacco, da cui solo la fame avrebbe potuto scacciarli... Si può, tuttavia, vedere chiaramente che questi frammenti di mura sono resti di templi e di altri edifici. Attualmente, dai sotterranei sono state ricavate delle prigioni. Fui così felice di scoprire, qui tra le macerie che stavo cercando con impegno, la statua di un console. Giaceva a terra e il Vescovo ebbe la buona grazia di farla erigere perché potessi disegnarla. Le sue dimensioni sono enormi, ma manca di testa ed è tronca su tutti i lati...La passeggiata...Qui ho avuto modo di ammirare lo spirito allegro, le buone maniere, la grazia e la cortesia delle donne dell'isola...”.

Propongo adesso ai lettori la parte della mia ricerca sulle suore domestiche (o monache di casa) di cui sconoscevo l'esistenza con abito bianco e mantello. Mi ha colpito, soprattutto, il loro modo di vivere, in una libertà di fine settecento che solo a loro era concessa.

In particolare, “A Lipari ci sono due monasteri con regole diverse, ma nessun convento femminile. Ciononostante, ci sono molte giovani ragazze che si dedicano alla vita monastica, solo che non vengono rinchiuse. In questo caso, di solito rivelano i loro desideri al confessore e indossano l'abito delle monache scalze. Queste monache o Maturiane, rinunciano al voto di verginità perpetua e rimangono nella casa dei genitori, alla cui compagnia partecipano, come le altre donne della famiglia; anzi a causa del loro abbigliamento e del voto, a volte godono di una compagnia più libera delle altre. A noi francesi, questo stile di vita sembra un po' insolito; ma a un esame più attento, non è diverso...dalle vergini ai tempi della prima Chiesa, prima del V secolo, quando fu introdotto il chiostro. L'abito di queste religiose è molto meno sobrio che in altre regioni. Indossano abiti del colore prescritto dal loro ordine. Quella che ho disegnato indossava una tunica bianca e un mantello blu. Il suo scapolare era bianco e arrotondato in basso, come i Francescani di Santa Paola. La prima che ho visto era una donna alta e bella. 

Queste religiose sono chiamate Monache di casa e sono devote a diverse regole religiose; alcune hanno adottato la regola dell'Ordine dei Cappuccini, altre quella dei Frati Minori Scalzi, e altre ancora quella dell'Ordine Domenicano o Maturiano. L'abito garantisce loro il permesso di visitare la chiesa in qualsiasi momento, e le cronache pettegole, che amano prendersi gioco delle persone pie, ci assicurano che molte giovani ragazze indossavano questo abito solo per godere di maggiore libertà. Tuttavia, per arginare questo abuso, il vescovo emanò una lettera pastorale, e durante la mia presenza si disse che voleva far costruire un monastero in cui fossero condotte coloro che avessero una vera vocazione al sacerdozio. Volevo dipingere una di queste figure religiose, ma il peccato di permettermelo sarebbe stato troppo grande. Una signora che stavo visitando, tuttavia, me lo permise.

Perciò sua figlia, per gentilezza nei miei confronti, indossò quell'abito da suora, e questa veste sacra, questo medaglione sul petto, questo velo drappeggiato con gusto, che scopre solo una parte del viso per suscitare ancora più desiderio di ciò che è nascosto; queste grazie naturali, questa grazia della giovinezza, in breve, tutto ciò offriva un quadro molto gradito alla mia penna. Era una suora dell'Ordine della Ricezione che aveva prestato l'abito a questa giovane donna, e mi era stata data la speranza di poterla ritrarre anche con l'abito di una suora maturiana; ma le suore di quest'ordine erano più severe e non vollero mai prestare il loro abito a tale scopo. Addirittura considerarono la suora, che aveva prestato il suo, un crimine per la sua malvagità, e ho motivo di sospettare che persino la giovane donna che mi aveva fatto questo favore ne fu indotta a provare rimorso, poiché una mente guidata più dalla paura che dall'illuminazione considera tutto un peccato...”.

Lo scrittore esplicita pure di aver “incluso una contadina come la suora infermiera nel disegno precedente delle religiose, che è impegnata a rifare il letto”.

Propongo ai lettori il disegno del libro da cui si notano nella grande stanza (sicuramente appartenuta al Vescovo di Lipari) le suore domestiche intente a dialogare e della suora-infermiera.

Si nota l'eleganza del letto nelle forme dell'epoca e nelle stoffe impiegate, nonché si intravede il mobilio del tempo (sedie e consolle con un suppellettile) e un cagnolino da compagnia che passeggia sull'elegante pavimento nelle formi triangolari.

Categoria
cultura

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