Da Milano in linea Alan Marchesi.  “Le criptovalute? Fiches di un gioco d’azzardo globale”

Da Milano in linea Alan Marchesi.  “Le criptovalute? Fiches di un gioco d’azzardo globale”

di Alan Marchesi* 
«Le criptovalute non sono monete, ma strumenti speculativi, le fiches di un gigantesco gioco d’azzardo». Con queste parole, Salvatore Rossi, ex direttore generale della Banca d’Italia e già presidente di TIM, torna a lanciare un allarme sul fenomeno delle valute virtuali, che negli ultimi mesi ha registrato una nuova ondata di entusiasmo sui mercati internazionali.
Rossi non cambia linea rispetto alle sue precedenti dichiarazioni: «Le valute digitali non hanno un emittente riconosciuto e responsabile e, dunque, non possono assolvere alcuna funzione monetaria». Secondo Rossi, il valore delle criptovalute si regge su una fragile fiducia collettiva e sull’effetto imitativo tipico dei mercati non regolamentati. «Quando la fiducia svanisce, chi le possiede si ritrova con in mano numeri digitali privi di valore reale». Le osservazioni di Rossi trovano riscontro nei dati di mercato: le principali criptovalute hanno
registrato nelle ultime settimane oscillazioni superiori al 20% in pochi giorni. Un livello di volatilità che è incompatibile con le funzioni tipiche di una moneta: “Non esistono fondamentali economici che ne sostengano il valore. Si compra perché il prezzo sale, non perché vi sia una domanda d’uso o un sottostante produttivo”.
A livello europeo, la risposta istituzionale prende forma con l’entrata in vigore del regolamento MiCA – Markets in Crypto-Assets, che introduce per la prima volta un quadro organico di norme su emissione, scambio e custodia degli asset digitali. Tuttavia, la sola regolamentazione non basta: “Il mercato può essere in parte disciplinato, ma il rischio rimane intrinseco. Chi investe deve sapere che non si tratta di risparmio, ma di scommessa”. Pur respingendo la logica speculativa, l’ex direttore generale riconosce che la tecnologia alla base delle criptovalute — la blockchain — apre scenari di innovazione importanti: “La moneta digitale non è il problema — spiega —. Lo è la sua versione privata, senza regole né responsabilità pubblica”. Rossi guarda con favore al progetto dell’euro digitale promosso dalla BCE, che mira a creare una valuta elettronica emessa direttamente dalla banca centrale, garantendo stabilità e sicurezza: “Un euro digitale ben disegnato potrebbe conciliare modernità e fiducia, offrendo un’alternativa pubblica all’azzardo delle crypto”.scenari di innovazione importanti: “La moneta digitale non è il problema — spiega —. Lo è la sua versione privata, senza regole né responsabilità pubblica”. Rossi guarda con favore al progetto dell’euro digitale promosso dalla BCE, che mira a creare una valuta elettronica emessa direttamente dalla banca centrale, garantendo stabilità e sicurezza: “Un euro digitale ben disegnato potrebbe conciliare modernità e fiducia, offrendo un’alternativa pubblica all’azzardo delle crypto”.
Nell’analisi di Rossi, l’anello mancante resta l’educazione finanziaria. La tecnologia corre più veloce della conoscenza e della normativa. È fondamentale che i cittadini capiscano rischi, meccanismi e limiti di questi strumenti prima di investirvi i propri risparmi. Una consapevolezza che, secondo Rossi dovrà accompagnare la transizione verso un’economia sempre più digitale, dove la distinzione tra innovazione e speculazione sarà il vero banco di prova della fiducia pubblica nel denaro.
Le parole di Rossi riaprono il dibattito sul significato stesso di “moneta” in un contesto di crescente digitalizzazione dei pagamenti. La fiducia, elemento fondante del sistema monetario, rischia di essere erosa da strumenti che non hanno un emittente né un valore intrinseco. Allo stesso tempo, la tecnologia blockchain e le valute digitali pubbliche offrono l’opportunità di ripensare l’architettura del denaro in chiave moderna e sicura. Come sintetizza Rossi: “ll denaro deve restare un bene pubblico, non una scommessa privata”.

*Esperto Finanziario

Esclusiva per notiziarioisoleolie.it

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