Lipari, "la borsa gialla della Posta che con l'aliscafo non ha potuto raggiungere Stromboli..." La replica...
di Giacomo Biviano*
UNA VICENDA CHE NON PUO’ RESTARE IN SILENZIO
Lavorando a Santa Marina Salina, ogni mattina prendo uno dei primi aliscafi per raggiungere la località.
Questa mattina, mentre ero l’ultimo in fila all’imbarco della corsa delle ore 08.10 per Salina-Panarea-Stromboli effettuata dall’aliscafo “Alijumbo Zibibbo”, ho notato un giovane – presumibilmente un dipendente delle Poste o di un’agenzia postale – con la tipica borsa gialla contenente posta di vario genere. Cercava, invano, qualcuno diretto a Stromboli che potesse portarla sull’isola, affinché la posta potesse essere recapitata in giornata ai cittadini residenti o dimoranti.
Non trovando nessuno disponibile, mi sono offerto di aiutarlo: la mia intenzione era semplicemente quella di consegnare la borsa a qualcuno a bordo diretto a Stromboli o, in alternativa, affidarla al personale dell’aliscafo una volta arrivato a Salina, affinché potesse proseguire il viaggio come spesso accade per farmaci o pacchi urgenti.
La borsa era piccola, leggera, e conteneva – immagino – quella posta che ognuno di noi aspetta ogni giorno: lettere, comunicazioni, documenti. Nulla di pericoloso, nulla di improprio. Pensavo, in buona fede, di compiere un gesto di civiltà e solidarietà verso i miei concittadini delle isole minori, già penalizzati da un’insularità che troppo spesso significa isolamento anche nei diritti più basilari.
Ammetto di non conoscere nel dettaglio le norme che regolano il trasporto di posta, farmaci o altri beni essenziali sui mezzi marittimi, ma credo che il buon senso dovrebbe guidare sempre chi è preposto alla gestione di un servizio pubblico. E se le regole attuali non lo permettono, allora andrebbero riviste, adattate, umanizzate.
E invece…
Mi sono sentito aggredito. Il comandante dell’aliscafo, posizionato vicino alla passerella, ha inveito contro di me con un atteggiamento che ho trovato intimidatorio. Mi ha detto che, poiché io ero diretto a Salina, la borsa doveva necessariamente scendere con me, perché né lui né nessuno del personale era disposto a farsene carico. A quel punto sono stato costretto a lasciare la borsetta della posta al ragazzo all’inizio della passerella.
Pur non condividendo la decisione, sarei stato disposto ad accettarla. Avrei semplicemente segnalato il disservizio, magari proponendo in altra sede una riflessione sul tema. Ma quello che non posso accettare – e che mi ha profondamente turbato – è stato il tono e le parole che il comandante ha rivolto a me, passeggero, cittadino:
“Lei non mi rispetta. Lei rischia di perdere dei diritti.”
“Lei rischia di perdere dei diritti.”
“Lei rischia di perdere dei diritti.”
Ripetuto più volte. Con insistenza. Con tono che sfiorava la minaccia.
MA QUALE DIRITTI AVREI DOVUTO PERDERE? IL DIRITTO DI VIAGGIARE? IL DIRITTO DI PAROLA? IL DIRITTO DI AIUTARE UN ALTRO CITTADINO?
Poi, ad un certo punto, ha cominciato a dire che, in passato, a volte mi aveva aspettato prima di partire, quasi a voler far intendere che, la prossima volta, non lo avrebbe più fatto. Ma cosa c’entra tutto questo?
È possibile che, in alcune occasioni, il comandante – come altri – mi abbia atteso vedendomi arrivare all’ultimo momento, così come è vero che, il giorno prima, ho perso lo stesso aliscafo, partito puntualmente, perché lo stesso comandante non ha voluto attendere i passeggeri ancora in arrivo. Una decisione che ho accettato in silenzio prendendomi la corsa successiva, senza inveire contro nessuno, essendo effettivamente arrivato alla passerella un minuto dopo l’orario di partenza.
E’ INCCETABILE, INVECE, CHE UN PUBBLICO UFFICIALE POSSA PERMETTERSI DI RIVOLGERSI COSI’ AD UN PASSEGGERO CHE – SENZA ALCUN SECONDO FINE – CERCAVA SOLTANTO DI CONTRIBUIRE, NEL PROPRIO PICCOLO, A UN GESTO DI CIVILTA’.
Non bastano i disagi che affrontiamo ogni giorno. Ora dobbiamo anche subire atteggiamenti intimidatori per aver semplicemente cercato di fare del bene?
Dobbiamo sentirci dire, da un pubblico ufficiale, che per questo “rischiamo di perdere dei diritti”?
Ma stiamo scherzando? O davvero i cittadini di Lipari vivono in una sorta di Repubblica delle banane?
Ci considerano forse persone ingenue, con “l’anello al naso”?
Mi rivolgerò senza dubbio a chi di competenza, a cominciare dalla società Libertylines e dalle varie autorità preposte, anche giudiziarie se è il caso, non solo per denunciare il disservizio che ha impedito ai cittadini di Stromboli di ricevere la posta, ma soprattutto per chiedere chiarimenti e responsabilità su quanto mi è stato detto.
Perché nessun cittadino deve sentirsi minacciato per aver agito con buon senso e spirito di collaborazione.
*Già presidente del Consiglio comunale di Lipari
La Replica della Liberty Lines
In riferimento alla lettera del Dott. Giacomo Biviano dal titolo “Una Vicenda che non può Restare in Silenzio” desideriamo fornire delucidazioni in merito all’accaduto.
Premesso che come noto, la legge vieta alla Società il trasporto di merci non accompagnate da passeggeri, tutte le rimostranze riportate nella nota inviata alla stampa sono infondate. Risulta quantomai stravagante lamentarsi pubblicamente del fatto che la società ed i suoi dipendenti abbiano speso del tempo nel tentativo di ottemperare a quanto previsto.
In merito alla presunta discussione avvenuta con il nostro Comandante, quest’ultimo smentisce qualsiasi addebito, confermando che si è trattato esclusivamente di una delucidazione in merito a regolamenti aziendali che dovrebbero essere ben noti ai viaggiatori abituali. Quindi nessuna offesa ne tantomeno minaccia di ripercussione.