
LA NOSTRA SALUTE. Rubrica medica a cura del dottor Giovanni Albano
di Giovanni Albano*
I.R.- Microbioma intestinale – parte trentesima
Completando quanto esposto la settimana scorsa quindi, nonostante il microbioma umano presenti
una certa variabilità intra-individuale nel corso del tempo a causa di serie di stimoli endogeni ed esogeni studi indicano che il microbioma umano è individuale in cui elemento determinante è esterno, ambientale.
L’interesse dello studio del microbiota umano risiede nel fatto che questi microorganismi partecipano a numerosi aspetti della fisiologia umana, inclusi lo sviluppo e il rafforzamento del sistema immunitario, il metabolismo energetico, le funzioni endocrine e intestinali.
Inoltre, i microrganismi della flora autoctona (ovvero presenti in ciascuno di noi prevalentemente nell’intestino ma non solo) inibiscono e prevengono l’invasione ad opera di agenti patogeni e provvedono anche a funzioni essenziali per il buon equilibrio bioenergetico del nostro organismo,
quali la biosintesi di vitamine del gruppo B e di vitamina K, nonché la degradazione di carboidrati complessi derivanti da fibre vegetali non digeribili.
Da ciò è facile comprendere come una alterazione del microbiota ( indotto da fattori vari come diete sbilanciate, utilizzo di antibiotici, stile di vita alterato etc,) possa determinale diverse malattie, dato che il microbiota è strettamente correlato al sistema immunitario, endocrino e nervoso. Parliamo di patologie cardiovascolari, malattie autoimmuni, obesità, malattie metaboliche.
In particolare, alcuni studi epidemiologici hanno dimostrato che una complessiva riduzione della densità microbica del tratto digestivo, sia associata a malattie, quali eczema, asma, malattie infiammatorie, diabete, sovrappeso, allergie e disordini motori e di membrana del tratto digestivo.
Vi è da dire comunque, che, benché numerosi studi abbiano descritto una disbiosi microbica in presenza di diverse patologie, il significato funzionale di tale alterazione non è ancora ben chiaro.
*Ambulatorio BioSalus Milazzo via Col. Bertè, 24
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I.R.- Microbioma intestinale - parte ventinovesima
LA NASCITA DEL MICROBIOMA UMANO
Il dominio dei batteri per ciò che concerne il microbiota umano, include vari Phyla, numerosi ceppi come il
Bacteroidetes, Firmicutes, Actinobacteria, Proteobacteria, Cyanobacteria, e Fusobacteria.
L’abbondanza relativa dei membri di questi phyla ( che in pratica sono dei raggruppamenti per classificare i microrganismi che compongono il microbiota intestinale) sono vere e proprie nicchie corporee.
Si formano durante la fase di colonizzazione, infatti, il microbiota umano segue una traiettoria sito-specifica sviluppando in ogni distretto corporeo una specifica biogeografia.
Si ritine che i primi anni di vita ( sino ai 2-3 anni) siano cruciali per l’instaurarsi di una corretta colonizzazione microbica. Infatti, benché il ruolo del microbioma in epoca prenatale sia ancora controverso, diversi studi suggeriscono che esso possa influenzare la suscettibilità allo sviluppo di specifiche patologie, in età adulta; ( diabete, asma, obesità, malattie autoimmuni disturbi nel neurosviluppo).
Successivamente, al momento del parto e immediatamente dopo la nascita, i neonati sono esposti ai microbi materni e ambientali, il travaglio ed il parto infatti rappresentano la prima sostanziale esposizione ad un a complesso microbico e rappresentano il meccanismo primordiale del trasferimento intergenerazionale del microbiota nei mammiferi . Durante i primi anni di vita è stato stimato che, miliardi di microbi appartenenti a circa 1000 specie diverse, colonizzano il solo tratto gastrointestinale dove si localizza la maggior parte del microbiota intestinale umano, anche se, molteplici batteri sono stati oramai identificati in siti posti in tutto l’organismo l’organismo.
In condizioni fisiologiche il neonato ed il microbioma si sviluppano in sintonia sotto l’effetto di stimoli nutrizionali, immunologici, ormonali e prebiotici del latte materno .
Vedremo la prossima settimana come il tutto verrà influenzato dallo svezzamento.
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I.R.- Microbioma intestinale - parte ventottesima
IL MICROBIOTA UMANO: generalità sommarie
Abbiamo già visto come Il microbiota umano può essere definito come la comunità di microorganismi (Batteri, Protozoi, Virus, ed alt.)
che vivono sulla superficie e all’interno dell’ospite umano (superficie delle mucose, cute, vie respiratorie, intestino, apparato urogenitale).
Il microbioma, invece, rappresenta il patrimonio genetico di tutti questi microrganismi.
Negli ultimi 10 anni, la disponibilità di metodologie ad elevata risoluzione, ha reso possibile l’analisi di intere comunità microbiche, ciò ha permesso la caratterizzazione del microbioma umano, anche la fine di definire il ruolo nel mantenimento dello stato di salute dell’uomo, nonché l’insorgenza di specifiche patologie.
Sulla base di tali studi appunto è nato il concetto di superorganismo, inteso come l’insieme delle cellule umane e microbiche presenti in uno specifico ecosistema.
Il microbiota, in particolare, pur essendo parte del nostro organismo biologico, è una entità dinamica in evoluzione.
Il nostro organismo biologico, è un’entità dinamica e in grado di rispondere rapidamente a perturbazioni esterne e adattarsi a stimoli ambientali di varia natura.
Pertanto, lo studio del microbiota umano rappresenta una grande oppurtunità non solo per chiarire i meccanismi alla base di specifiche patologie, ma anche per identificare nuovi biomarcatori ai fini diagnostici.
Si stima che il microbiota sia composto da oltre 1000 specie batteriche e milioni di geni in più rispetto al genoma umano offrendo quindi flessibilità maggiore rispetto al genoma umano.
Nella pratica gli studi sul microbiota ( intesi come biomarcatori), permettono di attuare diagnosi molto precoci su patologie come il cancro del colon retto, o per prevedere la risposta a terapie oncologiche.
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I.R.- Microbioma intestinale - parte ventisettesima
Vista la complessità dell’argomento è bene attuare una sintesi di quanto esposto in precedenza, considerando che microbiota non è solo intestinale, ma di questo si parlerà in seguito
Il microbiota è la comunità di microrganismi (batteri, funghi, virus) che vivono in un ambiente specifico del corpo, come l'intestino. Il microbioma è il loro patrimonio genetico complessivo, ovvero l'insieme di tutti i geni di questi microrganismi. I probiotici sono microrganismi vivi che, se assunti in quantità adeguate, apportano benefici alla salute dell'ospite. I prebiotici, invece, sono sostanze non digeribili che nutrono la flora batterica benefica nel nostro intestino, favorendone la crescita.
Microbiota e Microbioma: una distinzione chiave.
• Microbiota:
È la popolazione di microrganismi (batteri, funghi, virus) che colonizza un determinato ambiente, come l'intestino. Si potrebbe pensare al microbiota come a una "fotografia" della comunità microbica in un dato momento e luogo.
• Microbioma:
Rappresenta il patrimonio genetico totale del microbiota. È la somma di tutti i geni dei microrganismi, ed è importante perché ci dice "cosa fanno" questi batteri, ovvero le loro funzioni e le molecole che producono.
Probiotici e Prebiotici: nutrimento "buono" del microbiota.
• Probiotici:
Sono microrganismi vivi, come alcuni batteri o lieviti, che, se somministrati in dosi adeguate, hanno effetti benefici sulla salute dell'ospite. Sono essenzialmente i "batteri buoni" che aiutano a mantenere o ristabilire l'equilibrio della flora intestinale.
• Prebiotici:
Sono sostanze (spesso fibre) che fungono da nutrimento per i probiotici e altri batteri benefici già presenti nell'intestino. Stimolano selettivamente la crescita e l'attività di questi microrganismi "buoni", contribuendo al mantenimento di un microbiota sano.
In sintesi
• Il microbiota è l'insieme dei microrganismi.
• Il microbioma è il loro patrimonio genetico.
• I probiotici sono i microrganismi vivi benefici.
• I prebiotici sono le sostanze che nutrono questi microrganismi benefici.
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I.R.- Microbioma intestinale - parte ventiseiesima
MICROBIOTA E DIETA
Il microbiota è condizionato dalla dieta abituale. Un breve cambiamento di regime alimentare non è
sufficiente per apportare modifiche permanenti nella sua composizione, sia in positivo che in
negativo. Un’alimentazione ricca di fibra e carboidrati complessi, come ad esempio la dieta
mediterranea (che prevede un consumo abituale di frutta, verdure, legumi e cereali non raffinati) è
in grado di modulare positivamente la composizione del microbiota con effetti benefici sulla salute
dell'ospite.
Di contro, una dieta ricca di proteine di origine animale, grassi e carboidrati semplici determina la
perdita di alcune specie batteriche e una generale riduzione della biodiversità con ripercussioni
negative sulla salute.
Probiotici e prebiotici rappresentano una possibilità di miglioramento del microbiota intestinale
attraverso la dieta. I probiotici sono definiti dalla FAO/OMS, “microrganismi vivi la cui
somministrazione adeguata apporta un beneficio per la salute dell’ospite”. Oltre ai probiotici
farmaceutici, alcuni alimenti ne sono fonte: yogurt, latte fermentato (kefir), crauti, miso (spezie orientali) e il tempeh (derivato della soia)
I prebiotici sono “un componente alimentare non vitale che conferisce, se assunto in quantità
adeguate, un beneficio alla salute dell’ospite attraverso la modulazione del microbiota”. Definizione questa della FAO (Organizzazione deelle nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricotura).
Prebiotici sono i polisaccaridi alimentari indigeribili ma fermentabili come ad esempio, l’inulina, la
cellulosa, gli amidi resistenti, le emicellulose, le gomme e pectine e promuovono la crescita di
microrganismi intestinali benefici. Fonti alimentari tradizionali di prebiotici sono rappresentati da
legumi, patata messicana, orzo grezzo, avena e frumento integrali, carciofo, cicoria,
cipolla, porri, aglio, asparagi, banana.
L’uso di integratori di probiotici, prebiotici, simbiotici (combinazione di prebiotici e probiotici ad
azione sinergica) può essere utile in alcune situazioni di disbiotismo non solo intestinale
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I.R.- Microbioma intestinale - parte venticinquesima 2-
MICROBIOMA E MICROBIOTA
Abbiamo visto come il microbiota è l'insieme dei micro-organismi non patogeni che convivono
nel nostro intestino in un determinato tempo. Il termine microbioma indica invece il patrimonio
genetico posseduto dal microbiota.
I geni del microbiota sono complementari ai geni dell’uomo e aiutano nel mantenimento dello stato
di salute prevenendo o fungendo da terapia per molte patologie e supportando alcune funzioni
umane tra cui la digestione, lo sviluppo del sistema immunitario e la sintesi di composti
fondamentali.
Il microbiota può essere alterato da fattori esterni come l’ allattamento nei mesi successivi alla nascita, l’età, l’alimentazione, il clima, lo stress, l’alterazione del ritmo sonno-veglia, i farmaci. Inoltre, può trovarsi in uno stato di equilibrio – eubiosi – oppure nella condizione ontraria di disbiosi in cui l’equilibrio è alterato.
Nel primo caso, di equilibrio microbico, il microbioma produce metaboliti necessari al corpo umano
e ha effetti positivi per salute umana. Nella condizione di disbiosi viene meno la produzione delle
molecole utili e vengono in parte metabolizzati composti dannosi da parte dei microrganismi.
Per questi motivi i cambiamenti del microbiota e, conseguentemente, del microbioma impattano
sull’omeostasi del corpo. Alcuni lavori scientifici hanno dimostrato che le alterazioni del microbiota
si correlano ad aumento della incidenza di patologie metaboliche, cardiovascolari, infiammatorie,
neurologiche, psichiche e oncologiche. ( Clinico Humanitas University - Fondazione Venoresi - cancer Cell et altri)
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I.R.- Microbioma intestinale - parte ventiquattresima 2-
Nei precedenti appuntamenti si è visto come L’insulino resistenza e l’infiammazione cronica sono due processi strettamente collegati che spesso si alimentano a vicenda, portando a conseguenze negative per la salute metabolica. L’insulino resistenza è una condizione in cui le cellule del corpo diventano meno sensibili all’azione dell’insulina, l’ormone che regola i livelli di zucchero nel sangue. L’infiammazione cronica, correlata spesso alla iperinsulinemia, d’altra parte, è una risposta immunitaria a lungo termine che può danneggiare i tessuti e contribuire allo sviluppo di diverse malattie degenerative e favorire l’invecchiamento cellulare.
Parleremo adesso e negli appuntamenti futuri, di un argomento molto affascinante, correlato ovviamente al concetto di flogosi persistente a basso grado con connessioni secondarie metaboliche finali alla iperinsulinemia.
Ricordiamo che studi mostrano una stretta relazione tra cervello e intestino. Secondo recenti pubblicazioni il microbiota ha un ruolo centrale nell’asse intestino-cervello (Gut-brain axis) che influisce sulla genesi di alcuni sintomi delle malattie, ma anche del controllo di alcuni stati emotivi e del benessere generale.
Risulta quindi evidente quanto sia importante considerare l’analisi del microbiota un passaggio consigliato per trarne informazioni di tipo clinico.
MICROBIOMA E MICROBIOTA
Il microbiota è l'insieme dei micro-organismi, batteri, virus e funghi non patogeni che convivono nel nostro intestino in un determinato tempo. Il termine microbioma indica invece il patrimonio genetico posseduto dal microbiota. I geni del microbiota sono complementari ai geni dell’uomo e aiutano nel mantenimento dello stato di salute prevenendo o fungendo da terapia per molte patologie e supportando alcune funzioni umane tra cui la digestione, lo sviluppo del sistema immunitario e la sintesi di composti glicoproteici fondamentali.
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Insulino-resistenza parte ventitreesima
Su richiesta parliamo di un’altra classe di nuovi farmaci per il diabete, già esposta nei precedenti appuntamenti; LE GLIFOZINE
Le glifozine, o inibitori SGLT2, sono una classe di farmaci antidiabetici che agiscono a livello renale per ridurre la glicemia. Il loro meccanismo principale consiste nell'inibire il trasportatore di glucosio, presente nei reni, che è responsabile del riassorbimento del glucosio filtrato dal sangue. In pratica, le gliflozine bloccano questo riassorbimento, facendo sì che il glucosio venga eliminato con le urine (glicosuria), e di conseguenza, abbassando i livelli di zucchero nel sangue.
Ecco come funzionano nel dettaglio:
Le gliflozine si legano specificamente al trasportatore SGLT2, impedendogli di svolgere la sua funzione di riassorbimento del glucosio.
Bloccando il riassorbimento, il glucosio in eccesso rimane nell'urina e viene eliminato dal corpo, causando glicosuria.
L'eliminazione del glucosio attraverso le urine porta a una diminuzione dei livelli di zucchero nel sangue, sia a digiuno che dopo i pasti.
Altri effetti
Oltre al controllo glicemico, le gliflozine possono avere effetti benefici sul peso corporeo, sulla pressione sanguigna e sulla salute cardiovascolare, riducendo il rischio di eventi cardiaci.
In sintesi, le gliflozine agiscono in modo mirato sul rene per ridurre la glicemia, offrendo benefici che vanno oltre il semplice controllo dello zucchero nel sangue, secondo alcuni studi e articoli medici
* Ambulatorio BioSalus Milazzo
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Insulino-resistenza parte ventiduesima
Su richiesta espongo nuovamente e brevemente la farmacodinamica di una classe di farmaci relativamente nuova, ovvero le INCRETINE
Le incretine sono ormoni prodotti dal tratto gastrointestinale che giocano un ruolo importante nella regolazione della glicemia. Stimolano il rilascio di insulina dal pancreas in risposta all'assunzione di cibo e sopprimono la secrezione di glucagone. Le due principali incretine nell'uomo sono il GLP-1 (Glucagon-like peptide 1) e il GIP (Gastric inhibitory peptide).
Le incretine agiscono aumentando la secrezione di insulina glucosio-dipendente, ovvero solo quando la glicemia è alta, sopprimendo anche la produzione di glucagone. Questo aiuta a mantenere i livelli di zucchero nel sangue stabili dopo i pasti.
Le incretine hanno anche altri effetti benefici, come il rallentamento dello svuotamento gastrico, la riduzione dell'appetito e la protezione delle cellule beta del pancreas, che producono insulina e sono considerati farmaci cardio protettori.
I farmaci, chiamati incretino-mimetici o analoghi del GLP-1, mimano l'azione delle incretine naturali e vengono utilizzati nel trattamento del diabete di tipo 2. Esempi di questi farmaci sono l'exenatide, la semagutide, la liraglutide e altri. Inoltre, esistono farmaci chiamati gliptine o inibitori della DPP-4, che potenziano l'azione delle incretine naturali bloccando la loro degradazione.
In sintesi, le incretine sono ormoni intestinali che giocano un ruolo chiave nel controllo della glicemia e nel mantenimento della salute metabolica. Negli USA sono utilizzati come farmaci per il dimagrimento acquistabili senza ricetta medica.
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Insulino-resistenza parte ventunesima
L'insulino-resistenza e l'infiammazione sono strettamente collegate e spesso coesistono, creando un circolo vizioso che può portare a diverse malattie croniche. L'infiammazione cronica, in particolare, può compromettere la risposta delle cellule all'insulina, contribuendo allo sviluppo dell'insulino-resistenza.
Abbiamo visto come l’ Insulino-resistenza:
• È una condizione in cui le cellule del corpo diventano meno sensibili all'azione dell'insulina, l'ormone che regola il glucosio nel sangue.
• Ciò significa che il glucosio rimane nel sangue, causando iperglicemia e richiedendo una maggiore produzione di insulina da parte del pancreas.
• L'iperinsulinemia, ovvero l'eccesso di insulina nel sangue, può a sua volta innescare infiammazione.
• L'infiammazione persistente di basso grado, è spesso presente nelle persone con insulino-resistenza e può peggiorare la loro condizione.
• I segnali infiammatori possono alterare la segnalazione cellulare dell'insulina, rendendo le cellule ancora meno sensibili.
• L'infiammazione può anche danneggiare i vasi sanguigni e altri organi, contribuendo allo sviluppo di malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e altre patologie.
Il circolo vizioso:
• L'insulino-resistenza e l'infiammazione interagiscono tra loro, creando un circolo vizioso in cui l'una alimenta l'altra.
• L'infiammazione può peggiorare l'insulino-resistenza, e l'insulino-resistenza può a sua volta promuovere l'infiammazione.
• Fattori che contribuiscono possono innescare sia l'insulino-resistenza che l'infiammazione.
• Carenze nutrizionali, come la carenza di vitamina D e altri micronutrienti, possono contribuire a entrambi i problemi.
Interventi::
• Stile di vita, tra cui dieta ricca di zuccheri raffinati e carboidrati semplici, obesità, sedentarietà e stress, Adottare uno stile di vita sano, che includa una dieta equilibrata, attività fisica regolare e gestione dello stress, può aiutare a ridurre sia l'insulino-resistenza che l'infiammazione.
• È importante monitorare i livelli di zucchero nel sangue e intervenire tempestivamente se si sospetta insulino-resistenza o infiammazione.
• La diagnosi precoce e l'intervento possono aiutare a prevenire o rallentare lo sviluppo di malattie croniche associate.
In sintesi, l'insulino-resistenza e l'infiammazione sono strettamente legate e possono influenzarsi reciprocamente. Un approccio che tenga conto di entrambi i fattori è fondamentale per promuovere la salute metabolica e prevenire lo sviluppo di malattie croniche
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Insulino-resistenza parte ventesima,
La interazione tra il segnale infiammatorio e la insulino resistenza sistemica
è molto complessa come abbiamo visto. Le basi molecolari della alterata azione insulinica secondaria al signaling flogogeno implica, come si è visto, diversi mediatori biochimici, in cui partecipano anche i grassi del sangue (FFA) attraverso alterazione del recettore cellulare all’ Insulina.
alterata azione insulinica secondaria a citochine pro-infiammatorie, gli FFA, lo stress del reticolo endoplasmatico e i ROS contribuiscono alla insulino resistenza attraverso l’attivazione di isoforme che alterano i substrati addirittura del metabolismo del muscolo.
Tutti i fattori comunque che riducono l’accumulo di tessuto adiposo intraddominale e migliorano il profilo dei livelli plasmatici di glucosio, come dimostrato recentemente, riducono la produzione di molecole infiammatorie.
È importante sottolineare come sia interventi farmacologici (con le glifozine o agonisti del GLP-1) e attività fisica aerobica, sono in grado di interferire con queste pathways e
possono migliorare il controllo metabolico, soprattutto in corso di obesità.
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Festa del medico a Ragusa.
Nell' ambito, della festa del medico che si è celebrata presso la sede dell'Ordine dei Medici di Ragusa, presieduta dal Dottore Roberto Zelante, è stato riconosciuto il valore dell'umanesimo in medicina attraverso la scrittura.
Il dottor Albano Giovanni, già in servizio all'ospedale di Lipari, è stato invitato a questo evento con una attestazione del suo intervento relativo al concetto “dell'umanesimo nella perdita di una persona cara”.
Ci complimentiamo con il dottore Albano per questa attribuzione, ricordando che a settembre tra Milazzo, Lipari e Taormina, si terrà il Congresso Mondiale dei medici scrittori, associazione di cui fa parte.
Rinnoviamo i complimenti al nostro caro collaboratore Giovanni Albano