Il male di vivere di Enza Scalisi
SANDRA
Un colpo di pistola d’ordinanza, un gesto fatale nel suo ufficio di vicequestore, luogo simbolo di una carriera prestigiosa, di un progetto perseguito con rigore e impegno.
Giovane, raffinata, impeccabile nella sua divisa, “realizzata”: una sua famiglia con una bimba piccola, tanti amici da cui era stimara ed amata.
Stupore, incredulità, domande vane. Forse il male con cui era a contatto per la sua professione l'ha toccata? O il male più vasto di un mondo devastato e disumanizzato?
Inaccessibile è la profondità abissale dell’animo umano. Ogni ipotesi illegittima. Solo inchinarsi di fronte ad un dolore cupo che sgorga dal profondo, pervade le fibre, annichilisce. È il “male di vivere” di cui parlano i grandi poeti, ma di cui non danno il rimedio.
Non chiediamoci dunque il perché di un gesto maturato, epilogo ineluttabile di un percorso. Piuttosto chiediamoci perché non abbiamo interpretato in tempo il linguaggio ermetico della sofferenza, i segni criptati del “male di vivere”.
Non ci resta che la pietà e il rispetto