
Da Torino in linea Bartolino Ferlazzo ' Il senso del dovere ed i disaccordi sulla gestione amministrativa'
di Bartolino Ferlazzo
IL SENSO DEL DOVERE (i disaccordi sulla gestione amministrativa)
In politica il senso del dovere si manifesta come impegno morale, civico e i legalità, verso il bene comune, adesione ai principi di democrazia ed un obbligo di svolgere funzioni pubbliche con onore e disciplina; sentiamo dire che la politica deve essere u n servizio a favore dei cittadini, disinteressato (senza social), come dire per la bandiera e, non per la fascia tricolore ormai inflazionata, per il bene comune e del proprio comune.-
Poi ci sono coloro (a qualsiasi livello e non solo locale) che, si sono attribuiti privilegi e decisioni che sono sfociati nell'arbitrio, depositari della verità, nel marcio di quelle discariche che oggi sono straripate, inondando le strade a tutti i livelli, nella presunzione, nell'arroganza e disponendosi al di sopra della legge, come recenti fatti hanno dimostrato, aiutati in questo dal primo burocrate di turno che, niente sa e conosce di quel determinato posto o di quel determinato comune, ciò non toglie che gli eccessi vadano non solo censurati e, che le violazioni della morale e della legge vadano sanzionati.
Non bisogna imporsi, basta perdere tempo in leggi e leggine per capire che non c'è alcuna rivoluzione normativa o giuridica da fare, basta osservare e non violare tutte le leggi e le normative esistenti in ogni campo. E qui entra in scena la cosiddetta . Conviene innanzitutto ricordare che l’esistenza di una opposizione istituzionalizzata è una delle grandi conquiste della storia della democrazia in Occidente. Probabilmente la più significativa perché canalizza il conflitto sociale e rende legittima la manifestazione del dissenso (nei paesi non democratici tutto questo è solo un sogno perché l’alternativa al pensiero dominante è la repressione). L’opposizione svolge alcune funzioni fondamentali per il funzionamento della democrazia: a) il controllo sull’operato della maggioranza; b) il condizionamento e l’influenza sulle decisioni ; c) la critica dell’indirizzo politico di chi governa; d) la proposizione di un diverso indirizzo politico che possa ottenere in futuro la maggioranza dei consensi.
Se il modello funziona al meglio, l’opposizione riesce a dare vita al cosiddetto “governo-ombra” ed organizza tutte le attività di controllo, di critica e di condizionamento a cui si è fatto riferimento. Le varie amministrazioni (e i pubblici poteri in genere) hanno bisogno di avere come controparti non semplici minoranze ma una forte opposizione. Possiamo dire che l’opposizione è l’ingrediente interno che garantisce il funzionamento della democrazia. Quello del consigliere di opposizione è un ruolo “angusto”. Ma proprio lì è il punto. Quello di oppositore è e deve essere un ruolo scomodo. È scomodo per gli altri perché l’oppositore dà “fastidio”, crea noie, scava nelle cose che i più vorrebbero lasciare nell’ombra, si insinua nelle contraddizioni, non è compiacente, non accetta compromessi.
Così si diventa testimoni scomodi, intellettuali scomodi, giornalisti ed anche, appunto, oppositori scomodi. È scomodo per chi quel ruolo lo interpreta: essere scomodi è faticoso, occorre documentarsi molto di più di chi va in aula solo per votare sì (perché l’unica cosa che deve dimostrare è la fedeltà), spesso si rischia l’isolamento e l’amarezza della sconfitta condita dallo spettacolo del veder gioire chi ha imposto la propria decisione per la mera forza dei numeri e non con la ragione delle idee. Ma tutto questo avviene e deve avvenire per una semplice ragione: l’oppositore non risponde al potente di turno (più o meno illuminato e democratico) e alla maggioranza che gli fa da contorno.
L’oppositore risponde a chi lo ha eletto. Chi lo ha eletto pretende da lui che continui a controllare, che continui a proporre, che continui ad informare all’esterno di ciò che avviene all’interno dell’istituzione: senza questa preziosa attività di pungolo c’è regressione per la comunità e per gli stessi governanti che non hanno più nessun motivo per fare meglio. Perché quando il re è nudo non c’è più nessuno che almeno dica che il re è davvero nudo. La politica si fa anche fuori dalle istituzioni. Ma vale questo principio per chi si è proposto come leader indiscusso ?
Nelle istituzioni politiche non tutti sono leader e certamente un leader non si crea dalla sera alla mattina. Le continue diatribe anche a carattere personale, la diversità di vedute sull'amministrare, non renderanno la maggioranza meno maldisposta, la giunta meno inesperta, l’opposizione più coesa. Producono incomprensione e disorientamento nei suoi elettori. Soprattutto fanno venir meno un puntello importante per la democrazia. In un mondo dove tutti tendono a mettersi comodi è importante il ruolo di chi, invece, si «mette scomodo» per fare un servizio alla democrazia. Di chi non si preoccupa di non essere considerato dai potenti ma del funzionamento del sistema. Ma forse il nostro, è soltanto un sogno, dettato dal troppo amore che si vuole al proprio paese natio.-