
Da Milazzo in linea Ettore Resta. I racconti del Pasticcino.
di Ettore Resta
La bianca polvere di pomice, così era stata chiamata da mia madre, da una parte, il caolino dall'altra, non cavolino come avevo creduto di sentire quando ero ancora in pancia, le spiagge molto varie, la scoscesa costa dalla struttura a strati di cenere e di colate laviche, dal colore rosso mattone dell'argilla cotta a tanto altro. Il tempo era meraviglioso come il cielo. Quel ciclo che appariva ricolmo di soffici nuvole bianche. Grandi batuffoli di zucchero filato e questa magica visione stimolava il pensiero ed un poco l'appetito. Dai faraglioni raggiungere l'isola accanto, la grande padella pronta a cuocere con il suo fango ribollente quanti si ficcavano dentro, fu facile. Scansati i vapori di zolfo, raggiunsi il paesino posto nella parte più alta e fredda dell'isola. Atterrati su un pianoro vicino al tappeto di boschi, constatai la mancanza di umidità. Tranquillamente volevo addormentarmi rannicchiandomi ai piedi del fungo e sperando nelle sua ulteriore protezione. Ma i morsi dell'appetito non mi avrebbero fatto chiudere occhio. Il gelato sì era stato tanto, ormai però lo avevo digerito. Erano trascorse parecchie ore ed il languore stava per farsi sentire. " Siamo arrivati" avevo detto agli ospiti ed essi per gratitudine invece di andare, avevano preferito rimanere e farmi compagnia. " Se vuoi posso pescarti qualche pescetto. "disse il martinpescatore.Dovrei mangiarlo crudo?" "Arrosto sopra i soffioni di zolfo." Non risposi. Egli allora corse per provvedere in merito. Alcuni minuti dopo riapparve con la preda nel becco. Lasciatala cadere attese il mio grazie. Il gufetto preferì scostarsi un poco e proseguire a dormicchiare. Il pescetto dapprima salterellò volendo tornare in mare, poi unite le mani mi supplicò: "Ti prego non mangiarmi, ho tanti fratellini che mi aspettano e senza di me soffrirebbero parecchio. Se vuoi vieni a casa mia, sarai ospite gradita." L'avesse detto. Fatto un balzo, ci ritrovammo seduti dinanzi ad una tavola imbandita di tutto punto. Spaghetti e leccornie mi fecero brillare gli occhi. Quella che mi attirò in modo particolare fu una bella tazza ricolma di dolce latte al cacao. La bevvi con avidità, era buonissimo. Buonissime erano anche le altre cose.
Non mancarono le musiche e le danzatrici... Quando tutto ebbe termine, satolla tornai nel mio prato e postami sotto il fungo lasciai che mi avvolgesse facendomi percepire la sensazione di essere tra le braccia di mia mamma. Il lungo viaggio mi aveva proprio distrutta ed il sonno vinse la mia volontà e non ebbi la forza di canticchiarmi la ninna nanna! Col cessare della brezza anche il fungoplano, fu costretto a fermarsi. Era parecchio stanco anche lui. Dalle facole fumavano i vapori di zolfo e l'odore di uova marce stava per invadere tutto, ed il desiderio di infilarmi nell'ampia pozza di fango bollente, insieme alle altre persone immerse come ippopotami, svanì. Dormii tanto, non so quanto. Forse un giorno, forse di più. Avevo perso ogni cognizione di tempo. A dir vero, non mi sono proprio preoccupata, lo avevo inserito nelle cose che non trascorrono mai. Nel verde bosco erano nati i funghi, ma del tutto diversi da quello volante. Forse erano buoni da mangiare, da vedersi, ma il mio era più appariscente e bello. Il cielo stellato, la notte profonda ed il continuo canto delle cicale mi portarono in una realtà diversa. Avevo voglia di sgambettare. Non lontano si udì il vagito di un bimbo. Accorsero e con essi anch'io. Le lucciole con i loro fanalini mi illuminarono il cammino ed il gufetto mi fece da guida.. Grazie ad essi non mi sono smarrita. " Poverino!" esclamai. Le lacrime gli uscivano copiose dagli occhi arrossati per il tanto piangere. "Cosa ti succede?" chiesi, ed egli "Ho paura del buio ed ho fame!" rispose. " Poverino." ripetei "Non preoccuparti, provvederò io. Ti porterò con me e ti farò da mamma." Intanto, notato i suoi brividi di freddo, lo portai sotto la protezione del fungo. Singhiozzò un poco ancora, poi con voce fioca ripeté più volte: "Ho fame." " Stai buono qua, ti porterò qualcosa. Adesso ritorno. Devi pazientare un pochino, alcune lucciole ti faranno compagnia, non starai ne solo ne al buio." risposi accarezzandogli in naso. "Aspettami, tornerò presto." A dir vero non sapevo a quell'ora dove andare a prendere qualcosa, ne cosa dargli. In compenso ero contentissima di aver trovato un fratellino, ma non sapevo ugualmente come risolvere questo improvviso sopraggiunto problema. (continua)
L’Intervista del Notiziario al comandante Ettore Resta, l’artista sulle ali
Da Milazzo in linea Ettore Resta. I racconti del Pasticcino. Puntata n.11