Carlo D'Arrigo

Da Messina in linea Carlo D'Arrigo. La mancanza di idee fa dire “cortigiana”

di Carlo D'Arrigo*

La mancanza di idee fa dire “cortigiana”
                                                                                  
   In un monologo dell’attrice Paola Cortellesi, pronunciato durante un David di Donatello di qualche anno fa, la stessa ha ricordato come già a metà ‘500 le Cortigiane non fossero solo persone istruite e di alto rango ma, anche, Signore disponibili a cedere la propria reputazione in cambio di protezione, ricchezza e benessere. Questa era, ed è, la Cortigiana. Non credo che Landini, segretario del sindacato CGIL, sappia l’origine del termine cortigiana, più semplice è credere che l’espressione cortigiana l’abbia acquisita al bar, pronunciata da un suo simile, in un turbinio di elucubrazioni politico-sessiste. E allora, Landini, l’ha sparata grossa contra la Presidente Meloni definendola “cortigiana”. Tanto lui è di sinistra e a sinistra tutto è concesso, proprio loro che stanno attenti agli insulti sessisti, al pseudo bon-ton e al cosiddetto politicamente corretto. Ma cosa importa, quando non si hanno idee si ricorre all’insulto. E’ la pochezza di pensieri, di argomenti che fa esplodere chi non sa reggere una conversazione, né in salotto né in tv. Il linguaggio di Landini, sicuramente volgare e sessista, mostra l’incapacità di certi uomini ad avviare un cambiamento culturale perchè la donna non sia più considerata come un essere inferiore. Mentre il mondo celebra la Presidente Giorgia Meloni quale statista capace di fare da ponte tra le due sponde dell’Atlantico, c’è chi a sinistra dà sfogo al più becero sessismo, tacciando la prima donna presidente del Consiglio italiano di essere cortigiana. Il linguaggio offensivo e sessista non è solo una questione di civiltà, ma un ostacolo alla vera emancipazione della donna. Ma questo concetto nel PD è solo di facciata. 
      *fisico, già Docente Univ. di Messina

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Musica e rumore dai locali pubblici
A fine stagione estiva desidero fare alcune considerazioni sull’attività svolta a favore di persone che abitano vicino a locali pubblici “rumorosi”. E ciò sia alle Isole sia a Messina. Chiaramente l’impatto acustico dei bar e dei locali pubblici in genere è oggi sempre più ricorrente. La questione è complessa perché oltre al rumore degli strumenti necessari all’attività dei locali si aggiunge, sovente, il suono della musica (diffusa o suonata) e il rumore antropico dei clienti, il chiacchiericcio di questi, anche quando sono fuori dal locale ai tavoli o semplicemente in piedi. 

Chi gestisce un pubblico locale ha l’obbligo di rispettare specifiche normative sugli orari e sui limiti di volume, garantendo la non eccedenza della normale tollerabilità nei riguardi dei privati ed evitare il disturbo della quiete pubblica. Ma cosa fare se la musica del locale non ci fa prendere sonno? Prima cosa è parlare al titolare e cercare una soluzione. Naturalmente mantenendo il sorriso sulle labbra e senza aggredire come mi è capitato di vedere. In questi casi irritarsi non serve, non risolve e può aggravare la situazione con la nascita di possibili dispetti reciproci. Solo se il problema persiste si può contattare la Polizia Locale o i Carabinieri per far cessare il fastidio. Naturalmente siamo ancora a livello di metodi persuasivi, anche se si chiede l’intervento delle Forze dell’Ordine. Va subito detto che se non si raggiunge il desiderato non è mai consigliabile fare denuncia alla Stazione dei Carabinieri o al posto di Polizia. La denuncia, infatti, è un atto penale che avvia una serie di procedimenti come la fissazione di udienze da parte del Giudice e il coinvolgimento di testimoni. 

Il risultato, sempre tardivo, si risolve con l’applicazione dell’art. 659 del codice penale e con l’irrogazione di un’ammenda che non supera le 500 euro. A quel punto il gestore paga e, subito dopo, riprende la sua allegra e rumorosa attività. Al contrario la procedura corretta è rivolgersi ad un legale per avviare un’azione civile che avvia una perizia fonometrica giurata e, attraverso il magistrato, decreta delle imposizioni cui il gestore dovrà attenersi. Infatti, contrariamente al fantastico popolare, non è l’azione penale che ha effetto ma è proprio la procedura civile che può risolvere il problema. Chi gestisce un locale ha “l’obbligo di rispettare due normative essenziali”. Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, D.P.C.M. n°215/99 che stabilisce il livello massimo di intensità sonora emessa dall’impianto elettroacustico con l’applicazione del limitatore di potenza, tarato e sigillato. 

E la Legge Quadro n° 447/95 che stabilisce i livelli massimi dell’immissione sonora nell’ambiente esterno al locale in esame e negli appartamenti limitrofi. L’applicazione di queste norme è espletata da un Consulente di Acustica che si avvale di specifica strumentazione, come previsto dalle norme citate. Come recitato il gestore ha l’obbligo di applicare tali normative e non può derogare da tale imposizione, pena essere “fuori legge”. In tal caso, oltre che disturbare i vicini con le sue immissioni sonore, espone il gestore stesso ad essere sanzionato, salvo il sequestro delle apparecchiature nei casi più gravi.
*Fisico, già Docente di Fisica Acustica Univ. di Messina  

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Ho sentito parlare di Pace
“San Francesco è una delle figure dell'identità italiana. Ha lasciato un'impronta indelebile", sottolinea la premier Meloni in un suo ultimo discorso, e aggiunge: "E' stato un uomo che non amava i compromessi, era un uomo di pace e dialogo". La politica, viceversa, dovrebbe essere l’arte del compromesso. Un’alleanza fra antagonisti in vista di un obiettivo accettabile per entrambi. Poi ci sono le guerre che si concludono apparentemente con un accordo: spesso sono tregue camuffate da pace, che dura fino alla puntata successiva. Così fu per la Prima guerra mondiale. 

Così è per la maggior parte delle guerre degli ultimi secoli: i contendenti alla fine, dopo tremendi bagni di sangue, si siedono al tavolo della pace e trattano la fine delle ostilità stipulando un accordo condizionato. L’apertura di Hamas al piano di pace per Gaza proposto dal presidente Trump è l’occasione per avviare una stabilizzazione ampia del Medio Oriente. Il piano è stato ben accolto da Israele, ma il gruppo palestinese ha avanzato dubbi alla proposta. Lunedì (oggi) cominciano i negoziati “Hamas ora deve fare in fretta, non tollererò ritardi. Tregua immediata se accetta”, così spinge Trump mentre Netanyahu sottolinea: “Siamo vicini al traguardo, e che tutti i rapiti tornino a casa nei prossimi giorni”. A definire il passo avanti verso la pace sono il premier britannico Starmer, il presidente francese Macron e, chiaramente, la premier Meloni. 

E in tutte questi sforzi “seri”, sostenuti da persone grandi, da adulti, cosa c’entrano le barche della Global Sumud Flotilla? Le autorità israeliane hanno sottoposto gli attivisti a firmare un documento in cui ammettono di essere entrati illegalmente in Israele. Alcuni hanno firmato, altri no. Questi personaggi cresciuti nella bambagia e nella pace, lo sanno che non si può entrare in territorio straniero da pirati? Credevano di sbarcare a Lampedusa o, comunque, sul territorio italiano applauditi dalla sinistra anti governativa? Per fortuna le autorità Israeliane hanno capito i problemi dei “pargoli” della Flotilla. Alcuni, come i quattro parlamentari, sono tornati, altri a giorni torneranno a casuccia nelle braccia di mamma e papà. E San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia e degli animali, dove l’abbiamo lasciato? Beh, la Camera ha appena avviato la discussione su un disegno di legge che possa far segnare sul calendario il 4 ottobre quale Festa nazionale per San Francesco. Ne abbiamo bisogno.

*Già Docente Università di Messina

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Undici settembre 2001, inferno a New York.
L’undici settembre 2001 il gruppo terroristico al Qaeda, guidato da Osama bin Laden, dirotta quattro aerei di linea, facendone schiantare due contro le Torri Gemelle del World Trade Center a Manhattan. Le vittime furono oltre tremila e quella follia cambiò per sempre la politica americana e il modo di pensare nel mondo. Gli attentati dell'11 settembre 2001 furono una serie di attacchi suicidi diretti verso obiettivi civili e militari con finalità terroristiche e creare pressione psicologica sul Popolo Americano. Gli attacchi causarono la morte di oltre 3000 persone ed enormi danni infrastrutturali classificando tali eventi come i più gravi attentati terroristici dell'era contemporanea. 

Fin da subito i sospetti si indirizzarono su al-Qāida e gli Stati Uniti reagirono attaccando l'Afghanistan al fine fiaccare il regime dei Talebani e catturare il suo leader Osama Bin Laden. L'obiettivo del gruppo al-Qaeda era provocare gli Stati Uniti in un conflitto con il mondo islamico, incitare una rivoluzione panislamica, distruggere il potere americano e punire l’America per gli aiuti a Israele. Un circuito di pensiero che richiama i fatti di oggi. In un discorso trasmesso da Al Jazeera, e ritrasmesso dai canali Rai, Bin Laden ebbe a dire “... siamo liberi… e vogliamo riconquistare la libertà per la nostra nazione; come voi minacciate la nostra sicurezza, così noi minacciamo la vostra”. 

L’azione fu possibile per la folle deformazione mentale dei Kamikaze che spinti da ragioni patriottiche, mirarono a infliggere un violento e plateale danno psicologico e materiale al potente avversario. I Kamikaze, che in giapponese significa “vento divino”, furono i piloti giapponesi che durante la Seconda Guerra si schiantarono con i loro aerei carichi di esplosivo contro le basi americane in attacchi suicidi. 

Il Kamikaze compie un'azione disperata per un ideale coinvolgendo il sacrificio della propria vita. Si è sempre pensato che prima di uccidersi i Kamikaze si drogassero pesantemente altrimenti lo spirito di conservazione non avrebbe permesso la follia cui andavano incontro. Ha risolto qualcosa l’attentato dell’undici settembre? No, proprio nulla. Il mondo di oggi è un putiferio come allora ma non si ha più bisogno del Kamikaze che è stato sostituito dal più efficace Drone. “Bella vittoria tecnologica”, degna del degrado più indecente dell’Uomo.

*Già docente di Fisica Università Messina

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“L’ascesa della Cina è inarrestabile, nessun bullo può intimorirci”                                                                                         
   Così si è espresso Xi Jinping, segretario generale del Partito Comunista Cinese, presidente della Commissione militare centrale dal 2012 e presidente della Repubblica Popolare Cinese dal 2013. E basta per il momento, salvo non farsi eleggere Presidente del Mondo in un futuro. Ci si può chiedere “chi è il Bullo”, ma la risposta è semplice: Bullo è chi non ha la forza economica e sociale che ha oggi la Cina. Quest’anno ricorre l’80° anniversario della vittoria della Guerra Mondiale Antifascista e della fondazione delle Nazioni Unite e in Cina hanno festeggiato con una enorme parata militare. 

Qui Xi Jinping ha accolto il leader russo Vladimir Putin nella Grande Sala del Popolo, affermando la volontà di Pechino di collaborare con Mosca per costruire una governance globale più giusta ed equa. Ottant’anni fa la comunità mondiale imparò una grande lezione dalle due guerre mondiali e fondò le Nazioni Unite, dando ai popoli liberi una governance globale. Dopo ottant’anni i desideri di dominio e di sviluppo aggressivo han fatto dimenticare le tendenze storiche di pace. Il mondo è nuovamente in una nuova turbolenza e desiderio di trasformazione e la governance di pace globale ha perso il suo smalto iniziale. L’ONU è posto in discussione e cresce l’incapacità di formare governi stabili.

Il Sud del mondo evidenzia tutto la sua miseria e il livore verso i paesi, apparentemente, più ricchi. L’ascesa dei paesi in via di sviluppo richiede un rafforzamento della rappresentanza del Sud del mondo e la correzione di ingiustizie storiche. L’umanità è diventata una comunità strettamente intrecciata con un futuro condiviso. La formazione di una governance globale è, o potrebbe essere, la scelta giusta per la comunità internazionale per condividere le opportunità di sviluppo e affrontare le sfide globali. Xi Jinping ha intenzioni di rafforzare i legami con tutte le parti (anche con aree non comuniste) e esplorare le possibilità per migliorare la governance globale e aprire un futuro luminoso di “pace, sicurezza, prosperità e progresso”. Certo queste parole mi ricordano tanto quelle che Mussolini pronunciò il 10 giugno 1940 quando, a fine della dichiarazione di guerra, ebbe a dire: “Vincere e vinceremo! per dare finalmente un lungo periodo di pace all'Europa, al mondo”. Sono passati 85 anni, e la frase espressa allora con piglio fascista è oggi ripresa da un comunista mondiale doc. 

Chissà, forse gli estremi si toccano, ma è pur vero che le regole internazionali devono essere formulate sulla base di un ampio consenso dando maggior apertura ai popoli più bisognosi. Il diritto internazionale dovrebbe essere applicato in modo equo e uniforme, senza doppi standard, senza imposizioni e senza dazi di testa Trumpiana. Si potrebbe dire che quanto è accaduto dal 1945 a pochi anni fa è in realtà ben poco e nuovo. Oggi gli eventi sono ben più gravi che non allora, anche se non c’è la follia Nazista. L’invasione dell’Ucraina e le sanzioni “illegali”, e inutili, imposte all’Impero Sovietico, l’espansione incondizionata di Israele e un Mondo che non sa reagire hanno creato una miscela esplosiva. Quella “miscela” che ha portato il dittatore più importante del Mondo, Xi Jinping, a dire la “Cina è inarrestabile e serve una governance globale”. Staremo a vedere.
*Già docente di Fisica Univ. di Messina

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Hiroshima, 6 agosto 1945

Enrico Fermi, il grande Fisico italiano era di origine ebrea e, proprio per questo, l’Europa si è salvata ma in Giappone le vittime della bomba atomica sono state più di centomila. Un numero pauroso di morti in soli pochi secondi di quel 6 agosto 1945, dopo lo sgancio della prima atomica della storia. Ma cosa sarebbe accaduto se lo scienziato Fermi, e tutti i suoi collaboratori dell’Istituto di Fisica di Roma, i cosiddetti Ragazzi di via Panisperna, fossero rimasti in Italia? Fermi e i suoi scienziati erano sulla strada per costruire la bomba atomica e, se questa fosse nata in Italia, Hitler e Mussolini se ne sarebbero appropriati. 

Ma l’aiuto divino ci ha salvati. Il 10 dicembre 1938 Enrico Fermi riceve a Stoccolma il Premio Nobel per la Fisica ma, dopo aver ritirato il premio, Fermi non fa ritorno in Italia e insieme alla sua famiglia si trasferisce negli Stati Uniti a causa delle leggi razziali emanate dal regime fascista. Fu una scelta coraggiosa che salvò lui e i suoi cari dalla furia nazista della caccia all’Ebreo scatenata da Hitler. 

In America Delano Roosevelt, presidente degli Stati Uniti, capì di avere una grande mente per creare l’invincibile arma atomica e lo inserì nel Progetto Manhattan dove Fermi diede vita a tutti quegli esperimenti che portarono alla prima reazione a catena. Il Progetto Manhattan era quel filone di ricerca destinato alla costruzione della più grande arma di tutti i tempi. 

Anzi Fermi fu uno dei più importanti leader del gruppo di Fisici del Progetto Manhattan per lo sviluppo della “bomba”, quell’arma potentissima che il 6 agosto 1945 ha annientato il territorio giapponese della città di Hiroshima distruggendo anime e cose. Il 9 agosto una seconda atomica distrusse la città di Nagasaki, moltiplicando i morti. Per fortuna per noi Europei l’Atomica è nata in America e, anche se in Giappone ha prodotto tante vittime, ne ha salvato una stessa misura abbreviando i tempi della guerra.  

La ricerca di nuove forme di energia è oggi possibile grazie agli esperimenti pionieristici di Fermi. Il suo lavoro non ha solo permesso di dimostrare che è possibile utilizzare l’energia nucleare a scopi pacifici ma ha anche consentito di comprendere la struttura più intima della materia e delle forze che governano l’Universo. Ancor oggi tanti Paesi minacciano l’uso dell’arma nucleare e ciò mostra che la storia non ha insegnato proprio nulla.

*già docente di Fisica Università Messina

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Isole radical chic

Ecco come sono oggi le nostre Eolie. Si, perché da luoghi turistici di massa siamo passati all’hi-end turistico che, tradotto letteralmente, significa "turismo di fascia alta". Hi-end si riferisce a un tipo di turismo che si distingue per la sua esclusività, per la qualità dei servizi richiesti e, sicuramente, per la maggiore disponibilità economica. Il turismo hi-end è caratterizzato da soggiorni in strutture di lusso o pseudo tali, nella ricercatezza dei luoghi e nelle scelte gastronomiche di maggior qualità. In fondo abbiamo predicato per tanto tempo che le Eolie erano invase da giovinastri fracassoni, da persone che mangiavano per strada e buttavano rifiuti per terra e che, magari, si ubriacavano per le vie. In verità, chi scrive, nei tempi passati ha osservato con disgusto quanto novellato. 

La qualità è sicuramente migliorata a scapito della vecchia e cosiddetta fascia media, quella fascia di popolazione che nell’ultimo decennio è stata schiacciata per miope visione di governicchi improvvisati da forze di coesione incompetenti. La fascia media non c’è più, esiste la povertà e l’hi-end. Certo c’è meno gente che passeggia per il Corso di Lipari e per tutte le viuzze delle Isole sorelle, la gente è sicuramente più ordinata e parla a bassa voce, come fanno le persone per bene e rispettose degli spazi altrui. Chiaramente questo fenomeno non riguarda solo le Isole Eolie, semmai queste sono vittime di questa trasformazione epocale che, proprio in Italia ha visto fiorire questo improprio risvolto della società. 

Ma non si doveva essere inclusivi? Ma forse questo riguarda solo i clandestini e gli extracomunitari. Gli Italiani no, questi non vanno negli “inclusivi”. E allora da dove viene tutto questo dire? Vediamo i costi per venire a Lipari o a Salina o a Stromboli. La tratta Milazzo-Lipari in aliscafo spazia da 19.93 euro a 27.75 euro per la sola andata. La tratta Milazzo-Stromboli va da 27,75 euro a 35,17 e, naturalmente, c’è il ritorno e quindi devo raddoppiare la cifra. Certo, con la nave costa un po' meno.

 Ma va ricordato che la persona adulta, quella con i soldi in tasca per intenderci, arriva alle isole con moglie e figli e le cifre riportate vanno moltiplicate per “N” persone. Arrivati alle Isole ci imbattiamo poi con Alberghi, B&B e luoghi di ristorazione altrettanti costosi dove pranzi completi per quattro persone non scendono sotto le 200 euro. E poi c’è la cena e, come diceva il grande Totò, è la somma che fa il totale. Chiaramente non sono Totò e non sto a fare “la somma”, ma un buon padre di famiglia porta altrove la sua “truppa familiare”, là dove tutto è più abbordabile e senza dover passare il mare. 

*Già docente universitario a Messina

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