Da Genzano Roma in linea Isabella Lenzo 'Bar come “agorà'

di Isabella Lenzo*

Bar come “agorà”

 Per tutti, in tutto il mondo, il bar è luogo di aggregazione e socializzazione. Non è casa, ma nemmeno strada. Un “non luogo” in cui le persone smettono di recitare i rispettivi ruoli assegnati dalla società e si concedono di essere un po’ “più umane”. I bar, non appartengono né a un mondo né all’altro. Rappresentano una soglia tra l’intimità del privato e il pubblico, la socialità. Gli incontri sono fugaci tanto quanto reali, si può discorrere di filosofia come di calcio. Davanti a una tazzina di caffè si litiga e ci si riappacifica, mentre il tempo si dilata e lo spazio si addomestica. 

Nonostante il caos di ogni giorno e le continue crisi, il bar resiste, per poter concedere alle persone il piacere di riuscire a trascorrere qualche minuto in pace, in uno spazio protetto. In una società sempre più spaventata dalle interazioni umane, bisognerebbe partire da qui, dall’unità del bar per riaggregare le persone e far sì che riacquisiscano fiducia nel prossimo. I bar, spazi senza tempo, sono quindi nella nostra cultura considerati come l’epicentro di un gran numero di reti aggregative. 

A questo punto posso ricordare anche le reti Internet che hanno, però, disumanizzato i rapporti, anche se li hanno resi enormemente più numerosi. Su internet non ci si guarda in faccia, si scrive e si legge in maniera di fatto anonima. Il bar rimane e resiste come uno dei pochi luoghi che riesce ad unire i cittadini, nonostante tutte le differenze e le difficoltà che in fin dei conti ci accomunano. E come non ricordare i fantastici Bar di Canneto a Lipari dove, insieme ai miei amici ci siamo “rifuggiati” appena usciti dal mare, con una fresca granita davanti !
*Scientifico Vailati 

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Essere offline è un vero atto rivoluzionario

In un mondo sempre iperconnesso, dove siamo costantemente bombardati da stimoli digitali, sembra impossibile trovare posti in cui si può davvero disconnettersi ed essere soli. Ulisse era ben consapevole dell’effetto che il canto delle sirene aveva sugli uomini, per questo chiese ai suoi compagni di viaggio di legarlo all’albero maestro. Per lo stesso motivo è proprio chi è cresciuto online a sognare un mondo senza internet. The Offline Club, l’ancora di salvezza, o meglio a dire, l’albero maestro a cui legarsi nel 2025. Nasce con lo scopo di creare spazi dove le persone possano staccare, rilassarsi e connettersi tra loro. 

Il movimento prende piede ad Amsterdam, ma si espande anche fuori dall’Olanda in città come Parigi, Barcellona, Dubai e persino Milano. Un gruppo di giovani ragazzi ha trasformato il crescente desiderio di ricavarsi uno spazio, in cui riscoprire il piacere delle relazioni autentiche in un’esperienza concreta. Nessuna notifica, nessun feed da scorrere, nessuna fotocamera: solo la persona difronte a te, la conversazione o il semplice silenzio condiviso. In un periodo storico in cui “essere online” significa esistere, l’Offline Club ci rammenta che essere significa poter scegliere di disconnettersi, per essere più connessi a ciò che ci circonda. 

L’Offline Club si può iniziare ad emulare, anche con piccoli gesti, ad esempio fare una passeggiata lasciando a casa il telefono potendosi così godere l'ambiente circostante. Si può godere di un gelato con un amico ed essere presenti nella conversazione evitando di tirare fuori il telefono. Speriamo quindi che il fenomeno dei The Offline Club non sia semplicemente una tendenza passeggera, ma l’inizio di un atto rivoluzionario destinato a cambiare le sorti delle generazioni future.  

*Scientifico Vailati – Genzano Roma

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Buongiorno direttore,

Il mito della seconda casa, purché si trovi nelle isole Eolie.

Gli italiani, ormai si sa da tempo, sono desiderosi di essere proprietari di immobili, a differenza di altri paesi in cui si favorisce la casa in affitto con tutti i servizi annessi. Nel nostro paese il mattone è considerato un bene inestimabile, addirittura meglio dei soldi in banca, dei titoli azionari o dei buoni postali.

Infatti l’immobile, se in un’area significativa, come le nostre isole, ha molte probabilità di essere rivalutato, perché sono in molti ad ambire la cosiddetta “seconda casa” in un posto così invidiabile e privilegiato. Il mattone per gli italiani è quindi un bene rifugio, unitamente al fatto di poter cambiare letto dove dormire e sentirsi psicologicamente in vacanza.

Più che mito, possiamo parlare di un fascino verso la seconda casa, che risiede nel potersi ritagliare uno spazio personale dove trascorrere le vacanze e, con il passare degli anni, dove ritirarsi. Una seconda casa offre la possibilità di scegliere quando e dove trascorrere il tempo, in libertà, senza i vincoli di una casa in affitto e senza le restrizioni di un Hotel. Inoltre è un bene che può essere tramandato di generazione in generazione,

rievocando gioie e fasti familiari vissuti, negli anni giovanili, in quel luogo. Come casa vacanza, l’Italia è tra le mete più scelte da tutti i turisti. Soprattutto dagli stranieri che vedono nel nostro bel paese una destinazione piacevole sotto diversi punti di vista. A partire dagli splendidi paesaggi, e poi per il clima temperato e l’elevata qualità di vita. Per di più alloggiare da noi significa degustare l’ottimo cibo e l’ottimo vino. Quello stesso vino che esportiamo anche all’estero, dazi di Trump permettendo.

Naturalmente le nostre belle Eolie offrono il meglio per la seconda casa: sole, mare e tanto divertimento.

E poi non sono penalizzate da quel via vai di immigrati e gente fracassona che caratterizza le altre città dello stivale italico. Le nostre isole offrono il massimo per chi desidera viverle durante le vacanze e, perché no, anche per tutta la vita.

Isabella Lenzo - Scientifico Vailati - Genzano Roma

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