Cassazione (e non solo) e sentenze... L'aggressione a un medico
L'aggressione a un medico incide anche sulla sicurezza collettiva
Giustificato l’inasprimento delle pene e l’introduzione della figura autonoma di reato anche per le lesioni lievi provocate a un sanitario in servizio
I punti chiave
Chi aggredisce un medico non lede solo la sua integrità fisica ma incide sulla sicurezza collettiva. Per questo è giustificato l'inasprimento delle pene e l'introduzione di una figura autonoma di reato nel caso di lesioni anche lievi provocate a un sanitario in servizio. La Cassazione conferma così la condanna della ricorrente per il reato di lesioni e minaccia ai danni di un camice bianco, durante il suo turno in ospedale.
La vicenda
La donna aveva aggredito la dirigente medico in corsia «strattonandola per il braccio e tirandole i capelli con forza e in modo prolungato». Il risultato era stata una lesione al cuoio capelluto e alla spalla, con una prognosi di cinque giorni. Una violenza fisica e verbale, messa in atto nei confronti del pubblico ufficiale, per costringerlo a compiere un atto contrario ai doveri d'ufficio: visitare l'imputata in deroga rispetto al turno di accettazione e all'urgenza della prestazione. La difesa contestava il verdetto della Corte d'appello che aveva fatto rientrare i fatti nel raggio d'azione dell'articolo 583-quater, affermando la figura autonoma del reato, invece che l'aggravante.
L'intento del legislatore di reprimere il fenomeno
Per la Suprema corte la lettura dei giudici territoriali è corretta e in linea con l'obiettivo del legislatore, che ha introdotto l'articolo 583-quater. La norma «nella sua nuova formulazione, delinea una autonoma ipotesi incriminatrice per le lesioni in danno di esercenti la professione sanitaria sia in ipotesi di lesioni lievi che per le ipotesi di lesioni gravi o gravissime». Una «tipizzazione per specialità» rispetto a quella più ampia sulle lesioni personali volontarie, tesa a reprimere un illecito «che non si limita a ledere, gravemente, il bene giuridico dell'integrità fisica, ma che incide sulla sicurezza collettiva». Un autonomo disvalore che sta nella qualifica soggettiva della vittima.
Il legislatore, infatti, a poco più di due anni dall'entrata in vigore della legge 113/2020 sulle «Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni”, è intervenuto nuovamente con il Dl 34/2023, il cosiddetto decreto Bollette per aumentare le pene in caso di aggressioni ai danni del personale sanitario e socio-sanitario.
Le lesioni semplici
Alla circostanza aggravante introdotta, in quell'occasione, per le lesioni gravi e gravissime commesse ai danni di medici e sanitari, con il Dl 34/2023 è stato aggiunto, riformulando la stessa disposizione, un inasprimento delle pene per lesioni personali semplici.
Norme adottate sull'onda di un fenomeno, quello della violenza contro il personale sanitario, che non conosce battute d'arresto. Secondo i dati di Empam-Eurispes di gennaio 2025, ci sono state 18mila aggressioni in un anno, con un aumento del 38% negli ultimi cinque anni. Il 42% dei professionisti sanitari, in maggioranza donne, denuncia di essere stato almeno una volta nella propria attività vittima di aggressioni fisiche o psicologiche. Nel 2024 le violenze fisiche e psicologiche, in Italia, contro medici, infermieri e altri professionisti sanitari, sono aumentate del 33%.