Avere un'opinione (senza schierarsi)
di Aldo Grasso
Secondo l’autorevole podcast inglese «The Rest is Politics», la BBC avrebbe mandato una lettera ai suoi giornalisti con la richiesta di controllare i loro social media. Vuole essere certa che siano «imparziali» prima di condurre un programma d’informazione. L’idea lascia alquanto perplessi: se un giornalista non ha mai espresso opinioni su quel particolare argomento significa che non ha opinioni o che non è informato o che, più mestamente, non ha mai fatto scelte etiche ma solo anestetiche.
All’eccesso di opinionismo all’italiana, che cinicamente ci ha indotti ad accettare l’idea di un’informazione fatalmente schierata, si rischia di contrapporre la narcotizzazione delle idee, ammantandola del fragile mito dell’obiettività, di un ente guardiano della «verità».
L’indipendenza di un giornalista è un tratto caratteriale (o uno ce l’ha o non ce l’ha), è l’ammissione di trattare i fatti secondo il proprio punto di vista, è quella tensione culturale onesta che non permette all’ideologia di soggiogare la realtà.
Solo così si può ancora correre l’avventura oratoria della democrazia pluralista, cercando di salvaguardare — senza la prosopopea dello schienadrittismo — i principi dell’indipendenza di giudizio, della completezza della ricerca, dell’accuratezza delle informazioni. Il resto non è politica, è bolsa retorica.(Corrieredellasera)