Ponte sullo Stretto, l’incontro a Montecitorio
Ponte sullo Stretto: l’incontro a Montecitorio promosso dall’Associazione Europa-Mediterraneo, che ha visto la nutrita partecipazione di accademici e professionisti, è stato un importante momento di chiarezza su alcuni aspetti della vicenda.
Presenti Matilde Siracusano, sottosegretario ai rapporti col Parlamento, Davide Faraone, vicepresidente di Italia Viva, su alcuni passaggi tecnici si sono soffermati i professori Aurelio Misiti e Paolo Veltri per evidenziare le criticità irrisolte dell’attuale progetto e soprattutto dell’accelerazione impressa tra deroghe e sottovalutazioni.
In apertura dei lavori, il giornalista Mario Primo Cavaleri ha parlato di passo sbagliato del Ministero infrastrutture nel momento in cui, due anni fa all’avvio della procedura Ponte, ha revocato l’incarico a Italfer perché valutasse in sei mesi l’opzione a tre campate. Quella pronuncia avrebbe offerto al Ministero un’utile comparazione che invece manca.
Altro dato emerso in modo ufficiale e definitivo riguarda il “parere” reso nel ’97 dal Consiglio superiore lavori pubblici. Misiti, che allora era il presidente, ha escluso qualsiasi approvazione. Il Consiglio superiore esaminò il progetto di massima, eccepì una serie di problematiche e prescrizioni invitando a tenerne conto nella successiva elaborazione per poi riportarlo all’esame dell’assemblea… ma al Consiglio non pervenne mai più.
L’on. Faraone nel contestare la fretta del ministro Salvini, responsabile della figuraccia del Governo con la doppia bocciatura dei giudici di controllo, ha auspicato maggiore serietà nell’affrontare la questione.
La sottosegretaria Siracusano ha mostrato qualche riserva sugli stop della Corte dei conti, rivendicando a merito dell’Esecutivo l’aver riportato la realizzazione Ponte tra le priorità.
Le conclusioni sono state affidate al presidente Aem, Cosimo Inferrera: bene aver ripreso il tema Ponte, ma si imbocchi la strada giusta, si corregga quel che c’è da modificare, tenendo conto dei traffici mercantili moderni, per non far passare inutilmente altri decenni.