
Lipari, alla guardia medica visite non solo ai pazienti ma anche delle blatte…
L’amara sorpresa accade nei locali di Canneto, località turistica numero uno di Lipari. I medici della guardia medica sono costretti a convivere con le blatte. Da giorni vivono in condizioni igienico-sanitarie a rischio, circondati da blatte che infestano la sede in cui non solo a lavorano, ma anche a dormire e vivere durante i turni. L’assoluto degrado per tempo e con tutti i canali ufficiali è stato segnalato di persona al direttore del distretto di Lipari e per iscritto a mezzo pec alla direzione generale, al provveditorato, al Comune e anche ai carabinieri.
Nei giorni precedenti l’unico intervento ricevuto è stato la sostituzione delle piastrine antiblatte da parte del personale delle pulizie. Nel frattempo, l’infestazione continua. Le blatte si sono riversate nei bagni, nei letti, sotto le sedie.
Una dottoressa addirittura stamane ha trovato le blatte nella sua valigia e addosso e financo nell’orecchio. Un’altra mentre si lavava in bagno. Le due dottoresse sono entrate in stato di panico. Dopo i continui solleciti, questa mattina è stata eseguita una deblattizzazione sommaria solo attorno agli scarichi e al perimetro esterno del palazzo.
Il risultato? Blatte ovunque. Vive, morte o morenti. Nelle scale. Sotto le sedie. Davanti all’ingresso dell’ambulatorio. I medici hanno chiesto la chiusura temporanea della sede e una sistemazione alternativa, per poter garantire con serenità e dignità il servizio. Ma il vice direttore generale dell’Asp Giuseppe Quattrone, ha risposto che non è possibile e non ha fornito neppure alcuna alternativa per la notte, né autorizzazione a spostarsi in autonomia, pur consapevole del contesto in cui per ora si è costretti a lavorare.
Nel presidio – va ricordato - si effettuano visite, medicazioni, sutura di ferite, rimozione punti. Ma c’è un rischio reale e concreto: quello di ritrovarsi con blatte tra i piedi durante una visita. “E se un paziente – si chiedono i medici - dovesse decidere di denunciare non l’Asp, ma noi stessi, per aver consentito cure in un ambiente simile? Noi, che dovremmo occuparci della salute pubblica, ci troviamo esposti a rischi igienici, psicologici e fisici, in condizioni che non augureremmo a nessuno. Non è solo una questione di insetti. È una questione di dignità, salute, sicurezza sul lavoro e rispetto per chi, ogni giorno, garantisce un servizio essenziale in territori spesso dimenticati. Ci domandiamo: è questa l’idea di sanità territoriale che le istituzioni vogliono trasmettere? È così che si tutela chi lavora al servizio della collettività, spesso in solitudine e in emergenza?
Rassegna Stampa GDS.IT