Da Roma in linea Francesco Biancheri. Il sogno nella notte di San Bartolomeo

Il sogno nella notte di San Bartolomeo 

L’estate finisce prima tra i monti dell’Appennino Umbro. La luce non è più agostana ma settembrina e folate di vento fresco salgono dalle valli.

Seppe Marano finì di cenare, raccolse i resti del desinare e si accese un sigaro .

I cani latravano nella valle .

Mancava da molti lustri dall’isola , ma ogni anno in questa notte  del 23 agosto si soffermava a contemplare il cielo puntinato di stelle, pensando al giorno di San Bartolomeo  nella sua isola, all’attesa di quel giorno, sentita quasi più del Capodanno o di altre feste, la processione solenne, i fuochi nta Marina, le bancarelle tanto attese da grandi e piccoli , u “ cuntastuori” ( allora rari , oggi molto diffusi in diversi ambienti )  Il capo dell’estate doppiato ( austu e riustu capinviernu , ricorda dicesse su nonna )  e già l’odore dell’uva matura preannunciava la vendemmia ,la festa di fine estate , quando chi aveva le vigne , chiudeva la casa a Lipari e acchianava in campagna .

Non aveva sogni Seppe Marano, non ne ebbe mai , ma desideri tanti .

Pensava ai migranti, ai nostri Eoliani che per quasi un secolo, da quando soprattutto a causa della epidemia di peronospera mise  in ginocchio l’economia delle Eolie, hanno conosciuto le vie del mondo. Tanti di loro non sono più tornati nella loro isola, molti non sono riusciti a fare “ fortuna “, ma hanno solo migliorato il loro stato di vita. Forse hanno fatto “fortuna” in dignità.

Ma alcuni hanno non solo realizzato la propria fortuna individuale, ma hanno dato un contributo importante alle comunità dove si sono stabiliti .

L’elenco vale la pena di farlo , per il reciproco onore e perché questo elenco fa parte del desiderio che questa notte Seppe Marano coltiva sotto la volta stellata del cielo Appenninico, lontano dal mare e tra i boschi .

Comincia con il ricordo di chi non c’è più: del Dott. Renè Favaloro, inventore del by pass coronarico , poi del  il Prof. Bonica, da Filicudi, da  dove partì a nove anni per gli Stati Uniti , come “ minore accompagnato” . Da scaricatore di porto a medico militare a fondatore della terapia del dolore, primo a mondo . La sua Fondazione ancora vive ed opera negli Stati Uniti. Edward Re , da Salina. Giudice Federale negli USA , e consigliere di due Presidenti Americani . Poi ci sono gli imprenditori, tuttora operanti : Materia Hermanos , i fratelli Materia , da Salina , la più grande azienda chimica di basi per detersivi , oppure Taranto’s Ice Creams da Alicudi, produttore di gelati su scala continentale in Australia , oppure il banchiere Yusuf de Lorenzo, sempre da Salina, uno dei più importanti economisti di banche  Islamiche, e chissà quanti altri ancora . Una ricerca accurata si può fare. Qualcuno forse è più aggiornato di Seppe. 

E qui  il desiderio di Seppe Marano, emigrate di lungo corso, nella notte di San Bartolomeo . Quello di promuovere un contatto tra tutti questi eminenti Eoliani , proporre loro di dare un contributo alla crescita della loro patria di origine , nella convinzione che tanti di essi , davanti a progetti chiari e sostenibili sarebbero ben lieti di poterne assecondare  lo sviluppo .

Non si aspetta Seppe Marano munifici filantropi, ma soci con una chiara visione manageriale, attenti alle potenzialità che le isole posseggono e possono essere utilmente essere messe a frutto per  ridare una nuova genesi all’economia locale  ed a riportarla nelle loro mani, come ai tempi della Eolia di Navigazione, della Pumex, della SEL di Bartolo Zagami e di tutte quelle realtà che hanno esaltato l’ingegno delle nostre comunità. 

Nel Sud siamo abituati sempre ad aspettarci l’arrivo di un “Benefattore”, forestiero che aggiusta tutto , quando invece siamo noi i primi autori della resilienza Eoliana , gli attesi “ messia “ con tutta la buona volontà, non possono avere la stessa visione integrale economico-antropologica del territorio come la può avere un isolano .

Pensava Seppe Marano, che già ci sono nel territorio esempi di questa autoimprenditorialità Eoliana , che dà buoni risultati. Senza fare nomi c’è chi ha ricostruito vigne, piantato grano, fatto prodotti locali, ristorazione a km zero autentico , se a questo aggiungiamo la notevolmente migliorata scolarizzazione delle nuove generazioni si può pensare che la possibilità di un rilancio non sia  una chimera .

 Cosi pensava Seppe Marano, seguendo il fumo del sigaro che si disperdeva nella valle .

Perché un desiderio e non un sogno? Perché i sogni nascono dalla idealizzazione dei propri sentimenti, mentre i desideri nascono dalla presenza di realtà concrete , quali queste sono, e che aspettano solo di trovare un collante per potere generare dei risultati .

In questo tempo di crisi , è vincente chi fa rete, chi ha capacità di coinvolgimento ed in questo le nostre Isole hanno tanti numeri in regola da mettere in campo e quella di riprendere legami con i nostri migranti è uno di quelli più titolali a vincere la scommessa, a rendere concreto il desiderio di Seppe e di quanti come lui non hanno mai smesso di credere nelle Eolie e negli Eoliani . 

Buon San Bartolo, che ci assista e ci accompagni benevolmente nel nostro accidentato cammino .

Seppe Marano , Valle di Bagnoregio 24 agosto 2025

NOTIZIARIOISOLEOLIE.IT

Prendo spunto da una intervista del Notiziario all’organizzatore della manifestazione Eoliè “amore e tradimento”.

L'intervista del Notiziario all'avv. Francesco Malfitano. Eoliè, il successo chiama successo
Mi complimento con l’Associazione “Sanpietrino” e con il nostro isolano migrante Francesco, testimonial con i suoi successi del detto “cu nesci arrinesci”, ma arrinesci ancora di più quando ritorna a mettere a disposizione di cu un nesci le proprie competenze. Ci sono due passaggi che nella intervista mi hanno colpito, perché sono la costante di un mio pensiero su quella che dovrebbe essere la strada affinché le Eolie vivano una nuova e migliore stagione civile. Il chiostro della cattedrale, da secoli in abbandono è stato il punto fondante della crescita di una comunità dissolta, a causa di eventi socio politici che in quei secoli avevano portato all’abbandono ed allo spopolamento di molte comunità isolate. Anche oggi viviamo, non solo nelle Eolie, ma in tutto il Sud il tema dello spopolamento, soprattutto di quelle fasce di giovani, scolarizzati a cui non si aprono opportunità dignitose. Ritrovarsi quindi tutti intorno al punto di partenza è una intuizione veramente notevole.


Significa riprendere le fila di una identità dimenticata, un amore tradito da luci che si sono rivelate miraggi e dalla sostituzione dei valori dell’anima con i valori delle cose. Voglio ricordate un episodio che fa parte della storia, ma che penso renda l’idea di cosa significa avere chiaro per una comunità il punto di partenza.
Il terremoto del Friuli distrusse tanti luoghi ed anche la città di Gemona. Gli abitanti di questa città, rifiutarono ogni sovvenzione e decisero di ricostituire da soli la città, di cui era rimasto in piedi solo il campanile, il loro  "punto di partenza“. Stando riuniti intorno al chiostro, spero possiamo anche attirare idealmente la presenza degli Eoliani che sono in molti Paesi del mondo, anche da più generazioni. Spesso sono amori traditi, perché la nostra comunità non è riuscita, a mantenere con loro un contatto e mitigare il “nostos” che come nell’Odissea, permea tutto il viaggio di Ulisse verso Itaca. Accade talvolta che non riusciamo ad accogliere questi nostri Isolani quando guidati dal “nostos” ritornano ad Itaca ma non trovano in essa il pahtos della comune origine, del “punto di partenza”, cosi che spesso, come Chatwin, si interrogano dicendo “che ci sto a fare io qui? “.
Sono essi una occasione unica di confronto, di ricostruzione di una “eolianità” che perduta in paria viene amorevolmente coltivata oltre gli Oceani e che tanto ci può giovare. Avere la coscienza delle proprie radici serve a dare dignità, sostenere lo spirito di resilienza e creare quel senso civico, privo del quale ogni comunità va inevitabilmente allo sbando. Un altro aspetto che mi ha colpito positivamente è quello di volere portare la manifestazione alla Marina, in una sorta di laica processione. 

Sarebbe stato scontato usare l’anfiteatro del castello, ma avrebbe creato un distacco,  una esclusione tra l’evento e la maggioranza dei destinatari del massaggio che essa vuole dare ed anche questo aspetto lo trovo veramente meritevole perché se la cultura non è un bene collettivo e se il suo messaggio si chiude all’interno dei aule eccelse a poco serve. Anche qui la nostra tradizione Mediterranea ci viene in soccorso. La cultura du “cuntu” che non è legata soltanto alle manifestazioni folcloriche dei cantastorie, trova il suo aulico riscontro in Omero che condivideva pubblicamente il racconto tra la gente, affinché i valori civili sottesi fossero acquisti nella vita di tutti. Il compianto Giovanni Paolo II soleva dire che la bellezza avrebbe salvato il mondo, e la cultura, cosi concepita è bellezza, e se vogliamo veramente dare a queste isole una aspettativa di futuro, dobbiamo partire da questo concetto, perché di bellezze siamo circondati.

Non soltanto quelle evidenti, della natura, ma dalla bellezza della storia dei nostri isolani che da sempre si sono distinti nella società civile in ogni luogo dove hanno vissuto. Fare l’elenco dei loro nomi e delle loro imprese sarebbe lungo e pleonastico e si rischia sempre di dimenticarne qualcuno, dalla bellezza della nostra antichissima storia, della nostra presenza nel Tirreno sin dai tempi degli Etruschi, con i quali commerciavano la pietra ossidiana, nei tempi più recenti della bellezza che i nostri luoghi hanno offerto a mondo tramite i set cinematografici, che hanno fatto sognare, la bellezza appunto a milioni di persone. Questi sono gli amori che talvolta abbiamo tradito, probabilmente perché dai troppo per scontati e senza la giusta attenzione. Ma il chiostro è li, pazientemente ci ha atteso per secoli…. Adesso va abitato .

29-5-2023

L’intervista del Notiziario al dr. Francesco Biancheri, l’emigrante eoliano di alte vedute e sentimenti. La nota

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