Multa stradale a rate ma non commisurata al reddito
di Carlo D'Arrigo*
Multa stradale a rate ma non commisurata al reddito
La circolare n. 6.535 emanata dal Ministero dell'Interno permette di ottenere il pagamento rateale delle sanzioni amministrative pecuniarie. Naturalmente è necessario essere quasi povero. La rateazione può essere chiesta solo se il reddito familiare non supera 10.628 euro lorde l’anno. L'istanza deve essere corredata dalla Dichiarazione I.S.E.E. e datata e firmata dal CAF. Ogni rata non può essere inferiore a 100 euro. In altre parole, tanto rumore per nulla. Infatti, a che serve? Se ho un reddito di 10 mila euro lordi l’anno non potrò caricarmi un ulteriore carico, a meno di rinunciare al pane, al vino e anche…al formaggio. Certo, dirà il solito osservatore, la sanzione va pagata, anzi “hai commesso l’infrazione e ti meriti la multa”.
Ma il tutto va osservato in maniera “umana”. Ben diverso sarebbe legare la sanzione al reddito. In altre parole, se sono ricco pago di più se sono povero pago di meno. Una multa tanto più alta quanto più alto è il reddito, perché una multa è una pena e penalizzare un povero diavolo è molto più forte e distruttivo rispetto a chi ha i soldi e va a pagare subito. In Grecia, Svizzera, Svezia e in Finlandia l’infrazione è commisurata in base al reddito. Perché una pena è una pena e non una tortura. Secondo la filosofia di Immanuel Kant, filosofo di fine 1700 e riconosciuto dagli studiosi l’Uomo della “purezza e del buon vivere sociale”, si afferma che la pena non deve essere lesiva della dignità dell’Uomo.
In Kant dunque l’umanità della pena si collega direttamente alla dignità dell’uomo, che viene rispettata solo all’interno di una concezione simmetrica della giustizia e prescinde da ogni sorta di opportunità. Vogliamo seguire in Italia le stesse regole che in altri Paesi esistono da anni? Altrimenti rimane una guerra fra poveri, fra chi ha il potere e chi sgobba e lavora. Al di là dell’infrazione, più o meno giusta.
*Già docente di Fisica Università di Messina