Da Milazzo in linea Ettore Resta. 'Dove sei papà'. Puntata n.4

4 Ustica. Dove sei papà Capitolo 7

di Ettore Resta

La mente di Cinzia continuò a vagare per il castello posto a cavallo di due dirupi, regno ormai dei gabbiani e dei pini nani appiattiti e ricurvi dal forte vento invernale di ponente, capì di essere stata colpita da quel male da cui forse non sarebbe mai guarita. Sentì la mancanza, oltre al papà, del suo Robi. Avrebbe voluto tornare indietro ma il silenzio la spingeva a chiamarlo più intensamente. Il giorno dell'avventura alla macchina era ormai lontano e lei continuava a viverlo come fosse presente buttandogli le braccia al collo e stringerlo a se come vederlo presente. Era alle prese con se stessa. Si era un poco ingarbugliata con il doppio gioco tra la solitudine ed il vivere immaginario in compagnia. '' Ti amo, ti amo tanto, tanto, da impazzire. ''Il silenzio era iniziato ad echeggiare intorno al vecchio maniero quando preso il giovane per mano lo trascinò via quasi di corsa per quelle scale consumate e per il viottolo scosceso scavato dalle piogge per voler fuggire, ed egli stava per seguirla volentieri. Che strano, tutto sembrava essere tornato in una nuova dimensione. Corsero per la sinuosa stradina fermandosi ad un bivio. Le gambe di lui sembravano non volessero andare oltre.  'Andiamo da questa parte, di qua!'  gli aveva suggerito. 'Quella parte la conosciamo già' ma sentitosi tirare, incamminatosi continuò a seguirla ed ella felice non ebbe alcun rimorso nell'aver preso l'iniziativa. Accanto ad uno dei tornanti, quasi ai piedi del colle, un robusto cancello ed una pesante grata di ferro chiudevano qualcosa. Attirata dalla curiosità sbirciò. Due archi tenuti in piedi da tre colonne di cui una in comune, erano stati ricavati come fossero una scultura, scavata nella roccia. Per terra vi erano delle buche ovali ed in centro un ampio pluvio. 'Deve essere proprio la parte antica della necropoli.’ commentò . 'In questa zona vi erano stati sepolti gli antichi schiavi pima che fosse costruito il castello per sfuggire ai pirati.'  'Sei storicamente informata a quanto vedo!' Aveva esclamato lui sarcasticamente. '' Mi sono documentata per mettermi alla ricerca di mio padre''. A quelle parole Robi non seppe più rispondere, quasi sentì la colpa dell'ignoranza, ma ella capito quel sentimento, aggiunse: 'Ed io sono felice narrartelo.' Lui sentendosi coccolato' Si mamma 'avrebbe risposto. Ed ella sorridendo gli avrebbe afferrato il naso con l'intento di scampanellarlo. Sorrisero... Sorrise ed andarono. Giunti a valle, costeggiarono i verdi vigneti portandosi all'orlo di un altro profondo dirupo. Quelli che dal castello erano sembrati due piccoli scogli, adesso apparivano giganteschi faraglioni. Il mare al di sotto era invitante ed i primi ad approfittarne furono i meravigliosi riflessi che contrastavano con la loro corrosa scoscesa roccia apparendo pacifici leoni addormentati con alle spalle i resti di un essere gigantesco sbranato. Ovvero i resti non consumati di una parte di isola corrosa. A guardare il mare appariva bello e suggestivo, sembrava fosse incapace di fare tanto scempio. In quello Cinzia guardò Robi assorto. Carpita la dolcezza del suo animo, dei suoi sentimenti, ebbe paura che la natura glielo portasse via sciogliendolo come cera e lasciandolo svanire come vapore. Con uno strattone lo scosse. '' Sei mio, soltanto mio!'' apostrofò '' Non di nessuna, dimmi che sono per te tutto, più di ogni cosa, dimmi che sono quanto di più caro, di più bello tu possa avere. Più della barca! Anche se mi lega profondamente a mio padre. A lui piaceva tanto veleggiare ed io non volli mai lasciarlo solo.'''Stavo per vederti come una sirena su quel faraglione, eri al centro della mia attenzione.'' ''Caro, come sei dolce ‘' aveva esclamato accarezzandogli il viso ' Non illudermi ancora'' aggiunse, '’ Non riuscirei a vivere. Tu sei immenso, infinito come questo orizzonte, impazzirei! '' Robi la accarezzò, avvicinatosi a se l'abbracciò e la baciò teneramente. La dolcezza di quel momento era pari a quello da lei desiderato. Scostatasi indietro dal costone, il ciglio avrebbe potuto giocarle qualche brutto scherzo, si baciarono nuovamente e l'intimità li avvolse col profondo incontaminato silenzio. A distoglierla dall’immaginazione questa volta fu il verso di una civetta e le forti luci di una nave da crociera che seguiva la sua rotta poco distante. '' Si è fatto tardi '' proruppe dopo aver guardato nuovamente l'orologio.'' '' Non abbiamo fretta.'' ''Ci siamo addormentati.'' annuì egli. Rimessosi in piedi, si spolverarono a vicenda liberando gli abiti da ogni traccia di terra e di erba secca.'' Sono sporca?'' aveva chiesto voltandogli le spalle, lo stesso aveva fatto lui. ‘’Una striscia di terra sul fondo dei pantaloni.'' Lei percosse se stessa con la mano. '' Non va via. Fa niente, non dovrò andare ad una serata di gala.'' Raccattate le piccole cose appoggiate sul terreno, dato un ultimo sguardo, immaginando di prenderlo per mano, imboccò la via del ritorno l’asciando da sola l’orma dei suoi passi. Ustica era bella ed adesso stava per rivelarsi oltre che isola della sofferenza: isola dell'amore! Il cuore le palpitò forte come volesse esplodere. Lo sentì sussultare nello svegliandosi da quel momentaneo torpore in cui era caduta.

4 Ustica. Dove sei papà Capitolo 8

Malgrado i buoni propositi, l'amore per Robi, nel suo ricordo era più forte della volontà e lei continuò a viverla come fosse presente, come fosse sull’isola in sua compagnia. Vi era un certo fervore ma nulla mostrava la presenza di festa. Non luci, non palchi, non bancarelle ma tanta gente tirata a lucido in un via vai per quella piazza posta in discesa. Quasi tutte le persone sedute in panchine, tiravano fuori da sacchetti trasparenti, semi salati di zucca ed essiccati che sgranocchiavano accanitamente come fossero pappagallini. Altri invece erano intenti ad attendere i piccoli bus urbani. ''Dove vanno?'' le aveva chiesto il giovane. '' Lo sapremo subito '' rispose. Attraversato, portatasi nei pressi della villetta, rivoltasi ad alcuni vecchietti chiese e loro risposero senza esitare. '' In campagna, alla festa di S. Bartolicchio.'' ''S. Bartolicchio? '' ''Già, perché non va anche lei?'' '' E' lontano?'' '' Un bel poco... non vorrà andare a piedi fino ad Oliastrello... prenda l'autobus, è gratuito. E' una sagra di vecchia istituzione. Dalla storia risulta che Ustica era degli Eoliani e quindi sono rimaste le loro usanze. L'isola è divisa in zone ed ognuno di esse con queste festicciole campestri, gareggiano con salsicce, lenticchie, vino e quanto altro di meglio producono. La zona di tramontana è famosa per il suo albanella, per le angurie e grosse zucche, una produzione da far veramente invidia. Il vino rosso prodotto è delizioso... mi dispiace che non possa più andare, le gambe non mi reggono. Sapesse quante belle bevute ho fatto negli anni giovani ''. ''Tanti anni scorsi'' ribadì ridendo un altro attempato. ''Peccato, veramente peccato! '' continuò '' non poterle far compagnia.'' Cinzia spinta dalla curiosità non aveva esitato ad avvicinarsi per sentire gli altri commenti. Sorrise. '' La festicciola campestre mi affascina, non ne ho mai vista una '' '' Andiamo!'' Esclamò a Robi e datogli mentalmente la mano, si incamminarono. Un istante dopo la giovane richiese ai vecchietti ''Dov'è la fermata?'' '' Giù in fondo alla piazza o sopra vicino alla chiesa.'' '' ‘’Grazie '' aggiunse incamminandosi verso l'alto. I negozietti, alternandosi alle vetrine, erano pieni di luce ma con pochi compratori. La fermata era presso una delle sparse gabine telefoniche dalle cornette di fuoco per il loro continuo funzionare. Le ampie chiome verdi degli alberi diventati scuri, davano ospitalità a molti tavolini e sedie semivuote. I camerieri, con i vassoi in mano, avevano smesso il loro andare e vieni frettoloso. Prima di risalire la piazza, Cinzia aveva dato dall'alto uno sguardo al porto. Qui il giovane era presso la tranquilla Scolopendra legata al guinzaglio come un affettuoso cagnolino. L’albero era lievemente dondolante ma da quella distanza sembrava tranquilla. Come fosse a lui accanto: '' Ti piace?'' gli chiese interrompendo il tacito idillio. ’’ E' una delle cose a me più care, e tu sei tra queste.'' Nell’immaginarie queste parole sorrise compiaciuta. Gongolante sentiva di essere appoggiata a lui ed insieme si erano incamminati. Sentiva di amare la barca ma non era certa se per passione o per riflesso paterno o per colui che lei amava. Percepì che questo sentimento non era limitato solo ad essa ma esteso a tutto ciò che le apparteneva. Persino a quei parenti mai conosciuti di cui aveva sentito parlare. Sentiva di essere stata stregata ed il suo Robi ne era stato il mago. Un mago il cui eco del nome continuava a bombardarle la mente. Ogni volta che ciò si ripeteva, sussultava un amore così intenso da portarla fuori da ogni equilibrio mentale.  Il pulmino da li a poco giunse e lei cercò di farsi spazio nella calca. Dapprima spinta, poi pressata, riuscì a portarsi in un angolo. Il percorso sembrò lungo, in parte al buio e grazie alle pietre semi sconnesse, fu molto traballante. Quando si fermò tanta luce l’accolse. '' Siamo arrivati ad Oliastrello'' comunicò l'autista '' l'ultima partenza da qui è a mezzanotte, poi a piedi.'' Il frastuono di una orchestrina e tanta confusione l’avvolse. Nel pianoro una non ampia stradina conduceva ad una cappelletta dal frontespizio ricoperto di ceramica fortemente decorata a mano. ‘’ Sono di De Simone, le conosco’’ mormorò. Tra tanta luce e fiori, su un piedistallo, capeggiava la statuetta del Santo. '' S. Bartolo è il patrono di Lipari!'' esclamò a bassa voce. Ma la voce nettamente non fu così bassa da non essere sentita dal vecchio frate minore che avendo appena terminato di dir Messa stava per attardarsi intorno al piccolo altare. La guardò ed avvicinatosi paternamente disse: '' Sono Padre Carmelo.'' A questo dire la giovane trasalì. Era la persona dalla bianca barba e calvo che stava cercando. L' unico che avrebbe potuto dirle qualcosa di suo padre. Il frate cappuccino si avvide della sorpresa e dell'imbarazzo, fatto finta di nulla, continuò '' Il nostro S. Bartolo è lo steso di quello delle isole Eolie, è una conseguenza storica. Questo è il S. Bartolicchio... è così chiamato grazie alla statua piccola e nello stesso tempo per indicare una festa di valore inferiore a quella vera e propria che si svolge in paese... Ustica in tempi passati è stata l’ottava isola delle Lipari, serviva loro come base d'appoggio per il commercio e quindi hanno portato i loro costumi e la loro religione. Quale sapiente storico continuò nel suo racconto ma le, essendone già a conoscenza, cominciò a non seguirlo più, il pensiero si era bloccato alle prime parole. Il frate se ne avvide e tacque. Lei, fattasi forza: ''Padre '' disse '' ho bisogno di parlarle in privato. So che durante il periodo dei coatti, lei ha salvato molte vite umane. Sono la figlia di Giasillo e so che era un suo grande amico.'' A quelle parole il frate non ebbe più fiato. Accarezzatosi la lunga barba, senza tradire quel sorriso paziente di vecchio lottatore, la guardò. La guardò a lungo, poi proruppe: ''Figliola, domani nel tardo pomeriggio venga a trovarmi in chiesa od in canonica. La mia abitazione è adiacente alla chiesa, la aspetto..'' superato il brivido di commiato, riprese ''Per questa sera vada a divertirsi, a godersi il suo vivere.’' Fatto il segno della Croce le diede licenza. Cinzia, accesa una delle candele votive poste a disposizione dei fedeli, la pose in una delle bugie vuote ed andò. Al di là della strada, difronte la cappelletta, un muro in cemento di media altezza nascondeva le fonti di quella luce che si diradava verso l'alto insieme ai suoni. Si affacciò curiosa. '' Sembra una enorme bolgia dove si fa grande festa.'' Era uno dei vasconi vuoti per la raccolta dell’acqua, molto profondo ed ampio quanto una piazza. In esso, nell'acquitrino invernale, avevano brillato mille occhietti di rane gracidanti. A vederlo, la mente di lei ormai sconvolta, non potè non immaginare quale sofferenza sia costato il lavoro di scavo con pico e pala ed il conseguente trasporto dei detriti a forza di braccia e soma di mulo. '' Chissà quanti castigati politici hanno sofferto! Ed una volta pieno d'acqua, quanti sarebbero stati fatti annegare come fossero caduti dentro involontariamente.'' mormorò. Quel vascone munito di gradini adesso stava ospitando orchestra, ballerini, panche e spettatori. Bancarelle per la distribuzione del vino, due larghe griglie con i loro focolari per arrostire le salsicce. Un padellone dal diametro di due metri poggiato su un’ampia graticola circolare, con sotto la rossa fiamma di una catasta di legna, era colmo d'olio intento a friggere gli anelli di calamari e pescetti. Infine i tavoli per la distribuzione e tante persone in fila guidate da transenne, pronte a prelevare i ricolmi piatti di cartone plasticato.



 



 


 

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