Da Milano in linea Alan Marchesi. Oro e argento: quando il mondo brucia, loro brillano
Oro e argento: quando il mondo brucia, loro brillano
di Alan Marchesi*
In periodi di conflitto, l’economia globale entra in una fase di estrema incertezza. Le tensioni geopolitiche generano instabilità nei mercati finanziari, causando fughe di capitali e bruschi cambiamenti negli investimenti. In questo scenario, due metalli preziosi emergono quasi sempre come protagonisti: oro e argento. La loro natura di beni rifugio li porta spesso a registrare incrementi significativi di prezzo quando scoppiano guerre o si intensificano minacce internazionali. Non perché la loro utilità cambi, ma perché cambia il nostro modo di guardarli. Ogni volta che una guerra esplode, i metalli preziosi diventano l’ultimo linguaggio universale della fiducia. I mercati possono crollare, le valute perdere significato, i governi traballare. Ma un lingotto rimane un lingotto: tangibile, immune alle opinioni, indifferente ai conflitti. L’oro, resistente alla corrosione, limitato nella disponibilità e universalmente accettato, continua a incarnare questa funzione. Nelle fasi più acute di crisi geopolitiche – dai conflitti mediorientali fino alle tensioni tra grandi potenze – il prezzo dell’oro tende a salire rapidamente. L’aumento è alimentato sia da investitori istituzionali sia da piccoli risparmiatori, entrambi alla ricerca di protezione contro l’incertezza.
L’argento spesso si muove nella stessa direzione dell’oro, ma con maggiore volatilità. Questo accade perché ha una doppia natura: è sì un bene rifugio, ma è anche ampiamente utilizzato nell’industria, soprattutto in settori strategici come elettronica, energia solare e tecnologie militari. Questa combinazione produce spesso rialzi più marcati rispetto all’oro, soprattutto sul breve periodo.
Le guerre attivano meccanismi emotivi in grado di influenzare profondamente i mercati. La paura di un crollo finanziario, di svalutazioni valutarie o di shock energetici spinge molti a diversificare il proprio patrimonio, sostituendo asset rischiosi con beni rifugio. È un fenomeno antico, ma che si ripete puntualmente in ogni crisi significativa. Investire in metalli preziosi in tempi di guerra può essere una strategia efficace, ma non priva di rischi. Un improvviso cessate il fuoco, una tregua diplomatica o interventi delle banche centrali possono provocare repentine inversioni di tendenza. Inoltre, i metalli preziosi non generano reddito (come dividendi o interessi), rendendoli adatti più a protezione del capitale che alla sua crescita. Comprenderne la dinamica aiuta a interpretare meglio i mercati in periodi turbolenti e a muoversi con maggiore consapevolezza in tempi di incertezza globale.
- Economista, Esperto Finanziario Esclusiva per notiziarioisoleolie.it